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Lucia Ronchetti, dopo l'Inferno la Biennale da ascoltare

Teatro

Lucia Ronchetti, dopo l'Inferno la Biennale da ascoltare

Omaggio a Dante diventa anche film, al debutto a Spoleto

ROMA, 02 luglio 2021, 13:14

di Daniela Giammusso

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Lucia Ronchetti, dopo l 'Inferno la Biennale da ascoltare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lucia Ronchetti, dopo l 	'Inferno la Biennale da ascoltare - RIPRODUZIONE RISERVATA
Lucia Ronchetti, dopo l 'Inferno la Biennale da ascoltare - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - Un'italiana a Francoforte, a musicare la Divina commedia nel pieno delle celebrazioni per i 700 anni dalla scomparsa di Dante. Potrebbe sembrare quasi scontato e invece, sorride Lucia Ronchetti, l'idea a Bernd Loebe, sovrintendente "illuminato" dell'Oper Frankfurt, "è venuta dopo aver visto il mio sito internet: quasi un girone dantesco", ride. E ovviamente, aggiungiamo, dopo aver assistito ai numerosi successi degli ultimi anni di quella che è tra i compositori italiani più eseguiti all'estero (dalla Mise en abyme alla Semperoper Dresden a Rivale e Pinocchio's Abenteuer alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino o Esame di mezzanotte al Nationaltheater di Mannheim, solo per citare gli ultimi impegni) e che a settembre sarà anche il primo direttore artistico donna nella storia della Biennale Musica di Venezia, con il 65/o Festival Internazionale di Musica Contemporanea dal 17 al 26 settembre ("Lo dico al maschile: in Italia, purtroppo, passeranno ancora un paio di generazioni prima di declinare tutte le cariche al femminile", spiega).

Il suo "Inferno", basato sulla prima cantica della Divina Commedia, di cui firma musiche e libretto con epilogo di Tiziano Scarpa, ha debuttato in prima mondiale il 27 giugno al Bockenheimer Depot di Francoforte, diretto da Tito Ceccherini con la regia di Marcus Lobbes commissionato da Oper e Schauspiel Frankfurt. Dieci repliche, fino al 9 luglio, in forma semi-scenica causa Covid, già sold out prima del debutto e vero trionfo di pubblico e critica. "Dopo due anni sola con le mie partiture, questo debutto è come una domenica della vita", racconta lei all'ANSA.

"Tra un paio di anni dovremmo riuscire a mettere in scena la versione opera", prosegue. Ma dalla pandemia è nata anche un'idea fruttuosa: creare una seconda opera, "Inferno opera-film", in cui i registi Kay Voges e Marcus Lobbes mescolano le immagini inizialmente realizzate per essere proiettate durante la rappresentazione dal vivo più i versi danteschi, la musica della Ronchetti, seqenze dalle prove e frammenti del film muto Inferno di Francesco Bertolini, Adolfo Padovan e Giuseppe De Liguoro del 1911. Un viaggio negli inferi che celebra Dante in modo inedito e che sarà presentato contemporaneamente l'11 luglio al Bockenheimer Depot e al Festival dei due Mondi di Spoleto. "Dante ha già scritto l'Inferno in maniera molto sonora - spiega la compositrice - Lui era per Firenze, un po' come Spinoza per Amsterdam. L'inferno era la sua vita, la sua città, che non riconosceva più, tra briganti e profittatori. Lo racconta come un posto rumoroso, con quella forma architettonica ad anfiteatro rovesciato che segue la caduta di Lucifero. E' un inferno vigoroso e spaventoso. D'altronde nel Medioevo, appena fuori delle città, la natura era imponente con foreste dense e pericolose. E poi ci sono fiumi sotterranei, bande infernali, diavoli che suonano la tromba. La stessa lingua mescola volgari di diversa derivazione dialettale e ricerche onomatopeiche". E poi, quell'effetto scenico intrinseco, dei personaggi che si dannano. "Dando loro ascolto Dante offre una sorta di palco illuminato. Ma hanno poco tempo, devono dire tutto ciò che possono, perché lui proseguirà e loro torneranno nell'oscurità". Ecco allora Francesca da Rimini, Ulisse, il conte Ugolino, Brunetto Latini, Cavalcante de Cavalcanti, Caronte, Lucifero, con i cantanti e attori che recitano in italiano e in tedesco (Sebastian Kuschmann è Dante), un ensemble di ottoni e quattro timpani più un quartetto d'archi nell'epilogo.

"In questo momento la Germania è un paradiso", prosegue la compositrice che sta già lavorando a La classe volante per l'Opera di Dusseldorf e a un Sosia di Dostoevskij con libretto di Katja Petrowskaja per il Festival di Schwetzingen e l'Opera di Lucerna. "Qui lavorano tantissimi compositori stranieri e molti italiani che in patria non trovano spazio - dice - È un peccato perché abbiamo grandi talenti, anche donne, come Marta Gentilucci che ora è a Parigi, Clara Iannotta a Berlino e Francesca Verunelli, tra Francia e Germania. In Italia - spiega - il debutto di un'opera contemporanea è un evento, tanto che vere critiche non si leggono nemmeno. In Germania c'è una produzione ricchissima e i critici, se necessario, sanno essere puntuali e feroci". È anche tenendo a mente questo panorama, che ha preparato la "sua" Biennale, a partire dal Leone alla carriera alla compositrice finlandese Kaija Saariaho. "Voglio una Biennale godibile per il pubblico - dice - un programma che sia un piacere ascoltare". Prima tappa del suo percorso per il quadriennio 2021-2024 sarà puntare su "coralità e voce, in ensemble vocali. Voglio si riscopra il piacere del cantare insieme agli altri - spiega- Proporremo pezzi belli, ampi. Solo grandi lavori, così che i compositori si possano davvero impegnare per noi. E 'ridaremo' alla musica anche spazi come San Marco. Il pubblico che vorrei? Quello di gente 'normale' - conclude - non per forza esperti. E tanti studenti".

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