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Colangeli, la mia impresa fantastica con Dante

Teatro

Colangeli, la mia impresa fantastica con Dante

Al Teatro di Roma, con tutta La Divina Commedia recitata a memoria

ROMA, 08 maggio 2021, 13:17

di Daniela Giammusso

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Divina Commedia in scena e L 'impresa fantastica di Colangeli - RIPRODUZIONE RISERVATA

Divina Commedia in scena e L 	'impresa fantastica di Colangeli - RIPRODUZIONE RISERVATA
Divina Commedia in scena e L 'impresa fantastica di Colangeli - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita". Inizia così il viaggio più celebre della letteratura italiana. Tre cantiche, ognuna composta da 33 canti, per un numero variabile fra 115 e 160 terzine. Che in questo anno di celebrazioni per il 700/o dalla morte di Dante Alighieri, sono tornate prepotentemente alla ribalta, studiate, narrate, illustrate, recitate. Ora anche declamate in uno spettacolo che ha dell'impresa. Anzi, de "L'impresa fantastica dell'attore Colangeli", come Giorgio Colangeli, con la complicità di Marco Maltauro, ha intitolato i suoi sette incontri in scena con la Divina Commedia, al Teatro Argentina dal 10 al 13 maggio, nuova tappa del progetto Dante a memoria - Perché di lor memoria sia, che il Teatro di Roma dedica alla celebrazione del Padre della poesia e della lingua italiana.

Tra le lectio introdotte da Paolo Di Paolo e il ciclo di laboratori a cura del Piero Gabrielli, ora si passa alla poesia detta, evocando un passato in cui le terzine dantesche erano patrimonio orale di ogni strato della popolazione, con Colangeli che quell'immensa opera la porta tutta in palcoscenico, a memoria. Vestendo i panni degli eroi del 2021. "Per me la Divina Commedia a memoria, in realtà, è un progetto che nasce tanti anni fa - racconta l'attore all'ANSA alla vigilia del debutto -. Ho iniziato con pochi canti nel 2006, come esercizio di memoria e dizione nel tempo libero. Ma più andavo avanti e più mi impadronivo di questo poema che contiene tutti gli aspetti della vita. Ho ritrovato una bellezza immensa che, diciamocelo, a scuola non sempre viene capita. Spesso poi della Commedia si scelgono solo alcuni canti, i più celebri, da Paolo e Francesca al Conte Ugolino. Oppure si predilige l'Inferno, a scapito di Purgatorio e Paradiso, che invece sono altrettanto importanti. Leggendola tutta si capisce quanto il suo grande valore sia proprio nell'organicità. Così è nata l'idea di farmi interprete, facilitatore, verso il pubblico".

In un doppio appuntamento fra mattina e pomeriggio (il programma prevede due performance per Inferno e Purgatorio, lunedì 10 e martedì 11 maggio, e tre al Paradiso, tra mercoledì 12 maggio e giovedì 13 maggio, "con la speranza di poter replicare tutto a novembre"), Colangeli si cimenta quasi in un corpo a corpo con il testo, che diventa suono, oralità, flusso cui abbandonarsi. Ma di quel viaggio e ascesa, lo spettacolo mette in luce anche tutta l'attualità, con l'attore, accompagnato dalle musiche di Diego Dall'Osto, che si trasforma nei professionisti che ci aiutano oggi nei momenti di difficoltà: vigile del fuoco per l'Inferno, volontario della Protezione civile per il Purgatorio e infermiere per il Paradiso ("casualmente", assicura, proprio nella Giornata internazionale dedicata agli angeli delle corsie del 12 maggio). "L'attualità di Dante? Per me è nel suo impegno sociale", prosegue l'attore, che riprenderà presto anche le repliche de "L'uomo, la bestia e la virtù" di Pirandello, interrotte dalla pandemia, mentre in questi giorni è sul set del cortometraggio "Dante e Alba" di Federica Biondi, che intreccia una storia familiare, il teatro, Dante e il terremoto nelle Marche.

"Quelli erano altri tempi. Un poeta come Dante era anche teologo, scienziato, artista. Il sapere aveva un'unità oggi impensabile, anche perché la conoscenza e l'indagine dell'uomo sono andate troppo oltre. Guardo però con nostalgia a quell'età, a quella sintesi di saperi, perché, come diceva Brecht, le arti sono tante ma tutte contribuiscono all'arte più grande: quella di vivere. E Dante - conclude - scriveva ai Papi, condannava gli imperatori. Come se io oggi scrivessi una lettera a Putin: un'utopia, proprio come quella di Dante al tempo. Ma l'utopia serve all'uomo. Si deve sempre alzare la testa e puntare allo scopo più alto e lontano. Non ci si arriverà, ma intanto ci si mette in cammino".

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