Tra il pubblico alla conferenza
stampa degli occupanti del Globe Theatre a Roma, c'era anche
Ascanio Celestini per offrire la sua solidarietà ai
rappresentanti della rete di associazioni di lavoratori e
lavoratrici dello spettacolo che hanno portato aventi l'azione.
"A titolo personale, ritengo che i teatri non dovessero essere
chiusi a ottobre, ma dovessero essere tenuti aperti in sicurezza
- spiega all'ANSA dopo l'incontro -. Ci si è occupati dei teatri
come delle aziende che inquinano e che non è possibile mettere a
norma. Non si è fatto il lavoro che serviva e quindi ci
ritroveremo a riaprire questi spazi con tutti i problemi che
c'erano prima, più quelli che si sono aggravati nel corso del
tempo".
Gli occupanti al Globe hanno sottolineato di volere le
riaperture solo quando si potrà garantire per gli addetti anche
la sicurezza economica con una riforma di settore: "Oggi la
riapertura, per quanto sacrosanta, potrebbe essere anche dannosa
perché al primo contagio direbbero tutti subito che avevano
fatto bene a tenere chiuso. Partirebbe un discorso tossico che
sarebbe molto dannoso - commenta l'attore e regista -. Ci hanno
spinto politicamente in un vicolo cieco". Intanto Celestini sta
lavorando per portare un suo spettacolo in Svezia. "Non è vero
che lì non ci sono controlli, ci sono limitazioni molto rigide
sul numero di persone". Qui si dà un sussidio "alle persone per
tenerle a casa, si potrebbero investire gli stessi soldi per far
ripartire i teatri in sicurezza". Per riaprire "serve un
cronoprogramma, dare una data lavorando seriamente per le
riaperture e non fissare solo un tot giorno e dire 'ognuno
faccia come vuole e come può".
Tra le richieste dei lavoratori dello spettacolo c'è anche la
creazione di un reddito di continuità: "E' fondamentale, ma è
possibile solo se prima si fa una mappatura di ciò che succede
nel settore in Italia. il piano regolatore culturale in questo
Paese non esiste ed è ciò che andrebbe fatto oggi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA