A 700 anni dalla morte di Dante,
Federico Tiezzi mette mano e dà nuova forma e anima a tre
drammaturgie che, tra il 1989 e il 1991, tre grandi poeti
italiani, Edoardo Sanguineti, Mario Luzi e Giovanni Giudici,
avevano elaborato su sua richiesta. I tre poeti, in
collaborazione con Tiezzi, affrontarono le tre cantiche del
poema dantesco proponendo per ognuna una personale e originale
visione drammaturgica che oggi Tiezzi prende come base per
realizzare Commedia divina, un progetto teatrale triennale che
debutterà questa estate al Napoli Teatro Festival.
Delle tre cantiche il drammaturgo e regista toscano da deciso
di partire per il 2021 con il Purgatorio. Il motivo è tutto
racchiuso nella contemporaneità: "La realtà storica ha superato
la fantasia. L'Inferno di Dante è tutto segnato dal dolore e
dalla sofferenza, dall'eterno buio. Abbiamo preferito non
seguire l'ordine, ma iniziare con il Purgatorio che è la cantica
dell'arte e dell'amicizia dove tutti pregano e pregando, come
diceva Sant'Agostino, creano la speranza. E proprio di tutto
questo c'è più bisogno in questi giorni".
Sanguineti immaginò un Inferno in cui il mondo contemporaneo
amplificasse per immagini e ricchezza di senso una sorta di
galleria di ritratti monologanti. Luzi sottolineò nel suo
Purgatorio come questa sia la cantica dell'amicizia, degli
artisti e della pietas; i suoi personaggi dialogano e domandano
incessantemente notizie del mondo lasciato in terra, nel regno
mai abbastanza rimpianto della vita. Giovanni Giudici pensò a un
Paradiso che si svolgesse nella memoria, nel ricordo, intuizione
che Tiezzi spinse verso una sorta di ricerca del tempo perduto.
Scrive Tiezzi: "Collocandosi al centro della storia europea,
nel punto di snodo tra l'evo antico e quello moderno, la
Commedia è tra le più vaste e profonde opere dello spirito
umano, nella sua consapevole pretesa di abbracciare tutta la
realtà. Le radici della nostra cultura - filosofia, etica,
estetica, politica - affondano in questo testo, in cui Dante
coglie e tramanda i valori di quella cultura nella quale
l'Europa ancora attinge le ragioni del suo stesso esistere".
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