Un'ovazione interminabile ha richiamato Akram Khan più e più volte al termine del suo assolo 'Xenos' al teatro Argentina, secondo appuntamento d'apertura del RomaEuropa Festival, a sottolineare la forza coinvolgente e stilistica, la bellezza conturbante dello spettacolo, che il 45enne danzatore e coreografo anglo-indiano regge da solo per oltre un'ora, col supporto di un gruppo di musicisti che mettono assieme voce, violino, sassofono e strumenti indiani, creando un suono di bella potenza e suggestione inquietante sulle note composte da Vincenzo Lamagna.
"All'origine del mio progetto c'era il mito di Prometeo, ma poi in occasione del centenario ci siamo ritrovati a riflettere sulla prima guerra mondiale e sull'apporto attivo che diedero per la vittoria i soldati delle colonie, come gli indiani Sepoy.
Allora pian piano il corpo di Prometeo, incatenato a sottoposto a atroci sofferenze, è diventato il corpo del soldato e assieme una metafora della colonizzazione", ha spiegato Khan.
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