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La Febbre del sabato sera in musical 40 anni dopo

Dal film cult con Travolta, a Roma lo spettacolo di C. Insegno

Era il 1977 quando Tony Manero in pista sulle note di Night Fever dei Bee Gees segnò definitivamente un'era, consacrando al mito la Disco music e le camicie glam anni '70 e lanciando definitivamente John Travolta nell'Olimpo delle star e dei sex symbol. ''La febbre del sabato sera'', il film cult di John Badham, compie quarant'anni e torna in teatro, con la nuova produzione del Nuovo di Milano, arrivata ieri sera al Teatro Olimpico di Roma, dove resterà fino al 19 febbraio, per la regia di Claudio Insegno (prossime tappe anche a Torino, Genova, La Spezia, Bergamo, Ferrara, Assisi, Brescia, Livorno). Un ''juke box musical'', come lo definiscono, tratto dall'adattamento teatrale di Robert Stigwook e Bill Oaks e di Sean Cercone & David Abbinanti, che, come al cinema, parte con i titoli di testa e le grandi vedute del Ponte di Verrazzano tra Brooklyn e Manhattan. Alla radio, le news che raccontano della più torrida estate del secolo e dei continui scontri fra gang. Lo stesso film, tratto da un'inchiesta giornalistica sulla vita notturna delle comunità povere newyorkesi contro le serate fastose nei templi della disco music come lo Studio 54 a Manhattan, toccava temi come l'emigrazione, l'uso di stupefacenti, il razzismo e la violenza tra bande. Dito in alto, gel tra i capelli, pantaloni a zampa e colletto della camicia tirato su fino alle orecchie, ecco Tony Manero, il diciannovenne italo-americano, commesso in un negozio di vernici, che al sabato sera si trasforma nel re della discoteca Odissea 2001. A interpretarlo è Giuseppe Verzicco, classe 1986, scelto da una commissione internazionale composta anche dai produttori americani di Theatrical Rights, al suo secondo ruolo da John Travolta, dopo il Danny Zucco del ''Grease'' della Compagnia della Rancia della scorsa stagione. Musica dal vivo, il suo Manero canta e balla sulle note di hit celeberrime da Stayin' Alive ad How Deep Is Your Love, You Should Be Dancing, More than a woman e l'ever green Disco Inferno (al tempo i Bee Gees vendettero più di 40 milioni di copie). In strada intanto le band si sfidano a suon di corse in macchina e scazzottate e le ragazze fanno i conti, spesso perdendo, con l'emancipazione sessuale. Tony passa le serate tra un fratello prete che vuole lasciare il sacerdozio e le scorribande con Bobby C e il gruppo de I Baroni (Luca Spadaro, Samuele Cavallo, David Negletto e Francesco Lappano). In camera ha i poster di Rocky e Farrah Fawcett, nell'armadio il completo bianco e camicia nera della scena finale. Insegno gli regala anche una famiglia di immigrati pugliesi, con il padre disoccupato e la madre che prepara spaghetti con le ''braciòle'' (Alessandra Sarno e Gaetano Ingala), tra siparietti che puntano a strappare risate al pubblico forse meno avvezzo ai musical. C'è poi Annette (Giada D'Auria) che con Tony vorrebbe una storia, o almeno ballare, e Stephanie Mangano (Anna Foria), diversa da tutti, l'unica che forse è riuscita a togliersi di dosso la polvere di Brooklyn trasferendosi a Manhattan e con cui Tony sogna di vincere la gara di ballo sulla pista di Odissea 2001. Ce la farà, a vincere (pur cedendo la coppa ai due portoricani che ritiene migliori) e anche ad attraversare quel ponte, sulle note di Stayin' Alive. Ma quello è già un altro film. 

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