(di Lucia Magi)
La tv può cambiare la Storia.
O almeno, può ribaltarne il punto di vista. È quello che riesce
a fare The Serpent Queen, la serie su Caterina de' Medici,
tornata con la seconda stagione sul canale MGM+ di Prime Video.
Ne è convinta Samantha Morton, che interpreta la moglie di
Enrico II, sovrana di Francia dal 1547 al 1563, nella serie
scritta e prodotta dal britannico Justin Haythe (già
sceneggiatore di Revolutionary Road di Sam Mendes).
"Nei libri che ho studiato a scuola, 'la regina madre' viene
descritta come una donna fredda, calcolatrice, vendicativa e
pronta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. Con questo ruolo
cerco di restituirle complessità e umanità. Non dimentichiamo
che la Storia è stata per lo più scritta da uomini e quindi è
solita avere una prospettiva misogina", commenta l'attrice in
occasione del press tour estivo della Television Critics
Association a Los Angeles. The Serpent Queen rilegge le cronache
del XVI secolo basandosi sul saggio "Catherine de Medici:
Renaissance Queen Of France", della scrittrice Leonie Frieda, e
nel corso delle due stagioni costruisce una protagonista
"affascinante, complessa, seducente e devastante", secondo
Morton.
"Se ci guardiamo indietro, le donne che erano levatrici, che
conoscevano le erbe o le qualità di certi funghi, che guardavano
la luna piena…venivano chiamate streghe. Gli uomini invece erano
dotati di intelligenza e potevano essere alchimisti, scienziati,
astronomi. La Storia descrive le donne come 'diavoli' per il
solo fatto di essere incredibilmente intelligenti e astute".
Così è la sua Caterina, una completa outsider nella corte
francese, sola e malvoluta, che deve lottare contro tutti per
non soccombere.
La star di The Walking Dead non è nuova ai drammi in costume:
a 20 anni fu Jane Eyre nel film per la tv britannica, nel 2007
Maria Stuarda in Elizabeth: The Golden Age, e nel 2019 una
matrona di un bordello del Settecento in Harlots. "A scuola di
recitazione mi dissero che non avevo la faccia giusta per le
opere d'epoca! Oggi ci sono così tante produzioni in costume: mi
annoiano a morte. Magari sono bellissime da vedere, sontuose nei
costumi e nelle ricreazioni storiche…ma i personaggi sono
piatti, senza passione. La nostra Caterina invece interroga il
presente. È una donna riflessiva, che non agisce di impulso. E
per questo che ogni tanto guarda in camera e ingaggia un dialogo
con il futuro. Chiede agli spettatori: 'Tu cosa avresti fatto?'
È un impulso che mi è venuto naturale, frutto
dell'immedesimazione nel personaggio", spiega l'attrice che
ammette di avere un'adorazione per Quei bravi ragazzi di Martin
Scorsese, magistrale esempio della rottura della quarta parete.
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