"Suo fratello ci ha chiamati appena è
arrivata a casa e le abbiamo parlato, io e i miei figli, non
molto a lungo. Nonostante le sue condizioni di salute non siano
buone era felice, euforica direi perché è riuscita a farsi
portare in ambulanza senza il velo urlando Donna, vita libertà".
Lo ha raccontato in un'intervista a La Repubblica Taghi Rahmani,
marito dell'attivista iraniana premio Nobel per la pace Narges
Mohammadi, tornata ieri a casa dal carcere con un permesso
medico di tre settimane.
Al telefono "le ho chiesto come stava, come si sentiva: era
molto felice, euforica quasi perché era riuscita a farsi portare
in ambulanza senza il velo obbligatorio. E cantava, Narges ama
cantare, la canzone 'Il sangue delle viole', un canto
rivoluzionario degli anni Settanta. Sta bene moralmente ma tre
settimane sono veramente poche per le cure che deve ricevere. Le
sue condizioni di salute sono gravi perché soffre di diverse
patologie, ha due tumori, le coronarie ostruite, l'artrosi e
l'ernia del disco e altre malattie che richiedono accertamenti
urgenti".
Per Rahmani "è difficile che venga rilasciata in maniera
definitiva, a meno che non ci siano pressioni internazionali.
Allo stato attuale ha diversi capi di accusa pendenti e altri
processi che deve affrontare anche per aver denunciato abusi
sulle detenute arrestate negli scorsi mesi. La vedo molto
difficile".
Guardando alle aperture del presidente Masoud Pezeshkian,
Rahmani afferma: "Se il presidente Pezeshkian riuscirà ad essere
di aiuto in questo cammino bene, ma anche se non lo facesse noi
non smetteremo di lottare".
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