"Vogliamo portare la Prima della
Scala nella società e questo è un luogo di vita": Davide
Livermore, che firma la regia del Macbeth che inaugurerà la
stagione scaligera il 7 dicembre, parla così del carcere di San
Vittore dove oggi ha raccontato lo spettacolo a un gruppo di
detenuti e dove vorrebbe tornare anche la mattina dell'otto
dicembre per tornare a parlare con loro.
Si tratta di una tradizione che riprende dopo lo stop dello
scorso anno dovuto al Covid. In precedenza era l'allora
sovrintendente Alexander Pereira a entrare in carcere per
raccontare l'opera che i detenuti vedranno poi in diretta su Rai
1. San Vittore (come anche Opera e il carcere minorile Beccaria)
sono infatti alcuni dei luoghi della città in cui si svolgerà la
Prima diffusa.
"Questo appuntamento ci vede in qualche modo ripartire - ha
spiegato il direttore Giacinto Siciliano presentando Livermore -
Questa è un'opera che in carcere ha un significato particolare".
Ai detenuti il regista ha raccontato la vicenda di Macbeth
divorato e distrutto dalla sua stessa brama di potere, in una
terrificante serie di omicidi che ricordano le faide "di mafia"
e il modo in cui l'ha rappresentata con un 'innesto' di armi
antiche e modernità a sottolineare quanto la vicenda sia ancora
attuale e riguardi la gestione del potere, che sia quella di un
regno, di un ufficio o di un consiglio di amministrazione di una
multinazionale che si riunisce in un grattacielo.
I detenuti hanno fatto domande, anche provocatorie, e hanno
parlato dell'importanza del teatro per loro chiedendo anche se
c'era la possibilità di attivare un laboratorio teatrale.
"Li ho trovati molto attenti - ha poi raccontato Livermore
che quando frequentava il Conservatorio a Torino faceva
l'educatore nel carcere minorile Ferrante Aporti collaborando
con la cooperativa Esserci - Il teatro pubblico è di tutti. Sono
persone che fanno parte della nostra società, che si deve
prendere cura di tutti".
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