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I Coma_Cose al festival, non dobbiamo dimostrare niente

Sanremo

I Coma_Cose al festival, non dobbiamo dimostrare niente

Coppia su palco e nella vita, al festival con Fiamme negli occhi

ROMA, 26 febbraio 2021, 16:04

di Claudia Fascia

ANSACheck

I Coma_Cose al festival, non dobbiamo dimostrare niente - RIPRODUZIONE RISERVATA

I Coma_Cose al festival, non dobbiamo dimostrare niente - RIPRODUZIONE RISERVATA
I Coma_Cose al festival, non dobbiamo dimostrare niente - RIPRODUZIONE RISERVATA

Coppia sul palco, coppia nella vita. "E quindi potremo essere gli unici all'Ariston a poterci avvinghiare. E con la platea vuota, ci faremo da pubblico a vicenda". Battute a parte, i Coma_Cose, Fausto Lama e California (Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano), arrivano al Festival di Sanremo, in gara tra i Big con il brano scritto a quattro mani Fiamme negli occhi, con il loro bagaglio di esperienze personali, con il loro sguardo alternativo sul mondo che li circonda, con la necessità di raccontare in modo diverso una generazione liquida, attraverso la ricerca di nuove sonorità e di un linguaggio inedito, tra cantautorato e urban. "Fiamme negli occhi è una fotografia della nostra storia, forse della storia di molti. È una canzone che parla di restare insieme anche di fronte agli ostacoli - raccontano i due artisti che si sono conosciuti nel 2016, commessi nello stesso negozio, e hanno un album alle spalle (Hype Aura) -. La nostra vita, i nostri sogni, la musica per noi sono un viaggio da percorrere insieme e a volte c'è bisogno di urlarselo in faccia. Crediamo a un percorso di condivisione e crescita reciproca, speriamo che anche altre persone si rivedano in tutto questo". E sul palco del festival promettono di essere se stessi.

"Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, veniamo da anni di gavetta, di coerenza non fatta di paraculate commerciali né di hit estive, abbiamo la fedina penale pulita. Nessuna critica, ma certe cose bisogna sentirsele addosso e noi facciamo altro - rivendicano in un incontro virtuale, con alle spalle lo sfondo del pubblico di Woodstock "perché è di buon auspicio" -. Partecipare, dunque, è una scommessa, anche solo per provare a scardinare certi meccanismi". Perché nel festival dai mille colori di Amadeus, quest'anno, c'è spazio anche per i Coma_Cose. "Magari noi siamo quelli color pesca, meno appariscenti di certi fucsia. Ma ci siamo. E portiamo quello che vorremmo sentire noi, anche con un po' di leggerezza rispetto ai tempi bui che viviamo". Il messaggio, anche politico, in fondo c'è ed è che "etica, coerenza e costanza sono valori importanti". Per loro che arrivano da palchi come quello del Primo Maggio, il festival segna comunque una ripartenza, nonostante le proteste e le polemiche di una parte del mondo dello spettacolo. "Per quanto possa essere criticato, è comunque motore di economia e lavoro. E' una mosca bianca e vive di qualche privilegio, ma se non si parte da qualcosa non si muove nulla. E se il festival può essere usato come cavallo di troia per aprire crepe nelle restrizioni troppo invasive, ben venga". Nella serata delle cover porteranno Il mio canto libero di Lucio Battisti, con Alberto Radius e Mamakass. "Battisti ci ha accompagnato tutta la vita, a livello poetico ci ispira molto e qualche anno fa l'ep che conteneva Anima Lattina (chiaro rimando al mondo battistiano di Anima Latina, ndr) ci ha portato fortuna: questo è il nostro omaggio alla sua musica. E avere Alberto Radius che ha lavorato con lui è un grande onore".

Il 16 aprile uscirà il loro nuovo disco Nostralgia, "perché la nostalgia sarà il fil rouge che lega tutti i brani, ma volevamo che fosse ancora più nostra. E' un album che fa il punto sulla situazione delle nostre vite - aggiungono ancora i Coma_Cose -. E ci fa guardare indietro, anche nelle sonorità che vanno a pescare negli anni '90, un po' vintage. C'è tanta introspezione nei testi e una parola che torna è 'perdono': perché è bello maturare, ma anche fare pace con se stessi. Anche gli errori fatti ci hanno portato fin qua. Di certo non lo possiamo definire un disco rassicurante". Il disco è frutto anche della pandemia, del "niente fuori" e del "caos dentro". "Bisognava trovare stimoli nella vita trascorsa, perché raccontare qualcosa ora era difficile. Ma con cautela, perché se scavi a fondo nei ricordi, rischi di trovare anche ciò a cui non volevi ripensare".

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