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Bowie, l'inizio della favola in docu-omaggio Rai

Musica

Bowie, l'inizio della favola in docu-omaggio Rai

London Boy, ritratto inedito dell'iconico artista su Rai5

ROMA, 08 gennaio 2021, 15:32

di Claudia Fascia

ANSACheck

London Boy - RIPRODUZIONE RISERVATA

London Boy - RIPRODUZIONE RISERVATA
London Boy - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il lascito più importante di David Bowie? "La musica, senz'altro, ma soprattutto l'aver trasmesso l'idea di poter essere se stessi, sempre, senza timori. Di poter essere artefici del proprio destino, per diventare ciò che si sogna". Rita Rocca, giornalista Rai e film-maker, è andata alla scoperta dell'iconico artista britannico, che oggi avrebbe compiuto 74 anni se il 10 gennaio di 5 anni fa la malattia non lo avesse portato via.

Dopo essere stata ideatrice del progetto multimediale Bowienext e autrice e regista del docu-film Bowienext - Nascita di una galassia (del 2018), la giornalista è tornata a esplorare la sconfinata galassia Bowie con il documentario David Bowie - London Boy, omaggio di Rai Cultura e prodotto dalla Rai per la serie In Scena (e trasmesso da Rai5 alle 22.15 e in streaming da RaiPlay il 10 gennaio, nell'anniversario della scomparsa).

"Il documentario nasce dalla considerazione che più ci si avvicina a Bowie, più è necessario analizzare brevi periodi, perché sono tante le sfaccettature sia della persona che dell'artista", racconta Rocca che ha scelto di raccontare "la favola", partendo dagli inizi, analizzando il periodo tra il 1947 e il 1973, "gli anni in cui nasce, cresce e si trasforma, anni fondamentali per la musica, per la cultura, per la sua fame straordinaria di autoemancipazione". Ma anche meno noti, "e dunque più meritevoli di essere approfonditi". Lo speciale mostra un David Bowie inedito, l'evoluzione di David Robert Jones (vero cognome di Bowie) da absolute beginner a rockstar internazionale. La ricerca dell'identità artistica, le influenze, gli incontri, i flop e la difficile ascesa al successo, narrate dagli amici e collaboratori di quegli anni giovanili e rafforzate da immagini e fotografie mai viste prima.

"Quello che ho tirato fuori è il David umanizzato, dietro la maschera - spiega ancora la giornalista, che non esclude in futuro di approfondire altri periodi meno "sviscerati" come quello "americano" o quello del ritiro dalle scene -. La persona più che l'artista, con le difficoltà avute per emergere". Il documentario porta lo spettatore nei luoghi della giovinezza di un uomo divenuto mito e si snoda attraverso memorabili epopee musicali: da Elvis ai Beatles, dai Rolling Stones ai Velvet Underground, dal beat al Glam rock. La colonna sonora inoltre offre una panoramica dell'evoluzione musicale di Bowie, tra incisioni giovanili, demo e brani poco noti.

"Era un pittore della musica e come tale ha avuto i suoi periodi, usava le note come colori". Tra i protagonisti del docufilm, la diva del blues Dana Gillespie, il danzatore/coreografo Lindsay Kemp, il leggendario tastierista degli Yes, Rick Wakeman. Oltre al materiale fotografico inedito proveniente da archivi privati e dalle collezioni di fotografi come Philippe Auliac e Vernon Dewhurst, David Bowie London Boy è arricchito dalle illustrazioni di tre giovani artiste: Hyrtis (Francia), Sara Captain (Gran Bretagna) e Alice Rovai (Italia). "Devo dire grazie a tutta la famiglia 'bowiana' allargata, che ha partecipato a titolo gratuito. Perché questo è un lavoro nato soprattutto per passione". Dopo il biopic Stardust (passato alla Festa di Roma), e ora il doc David Bowie London Boy, sembra quasi che ci sia una riscoperta dell'artista. "Più che una riscoperta, è una nuova vita. Come se lui avesse già immaginato tutto. David Jones non c'è più con la sua fisicità, ma Bowie vive".

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