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L'anima piegata di Lucia di Lammermoor

L'anima piegata di Lucia di Lammermoor

Anche Mattarella al Costanzi. Applausi per lavoro Ronconi

ROMA, 01 aprile 2015, 20:12

Marzia Apice

ANSACheck

Il Presidente Mattarella all 'Opera di Roma per Lucia di Lammermoor - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Presidente Mattarella all 'Opera di Roma per Lucia di Lammermoor - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Presidente Mattarella all 'Opera di Roma per Lucia di Lammermoor - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un deserto claustrofobico, che dà spazio solo alla follia e alla violenza del potere: è questo il mondo in cui vive e si dispera la Lucia di Lammermoor che Luca Ronconi ha progettato negli ultimi mesi della sua vita per il nuovo allestimento prodotto dal Teatro dell'Opera di Roma. Ieri sera il Costanzi ha voluto rendere omaggio al regista, definito "maestro e innovatore della scena e genio del teatro", mantenendo immutata in cartellone quest'ultima regia. Un debutto molto atteso e, come era immaginabile, dal sapore malinconico, a cui hanno partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - salutato da un lungo applauso del pubblico numeroso e dall'inno di Mameli suonato dall'orchestra guidata da Roberto Abbado -, l'assessore alla cultura del Comune di Roma Giovanna Marinelli, il sovrintendente Carlo Fuortes e personaggi della cultura e dello spettacolo come Nicola Piovani, Marco Bellocchio, Malika Ayane. Se questo spettacolo porta la firma indelebile di Ronconi, ciò è stato possibile grazie al lavoro svolto dai suoi validi e affiatati collaboratori storici, Ugo Tessitore alla regia, Margherita Palli alle scene, Gianni Mantovanini alle luci e Gabriele Mayer ai costumi, che fedelmente ne hanno messo in pratica le indicazioni. Come quella, per esempio, di lasciare intatto il predominio della musica e del canto su tutto il resto, dando alla regia il compito di fornire accenti in grado di sottolineare le suggestioni emotive. La fragile eroina di Donizetti, interpretata da Jessica Pratt, è tornata ancora una volta a vivere sulla scena, marcando i toni tragici concepiti dal compositore lombardo che l'orchestra ha esaltato in ogni sfumatura. Anche se in questo allestimento, in replica fino al 12 aprile, Ronconi ha voluto distanziarsi dal romanzo di Walter Scott a cui il dramma si ispira, eliminandone la parte più politica, e immaginando un "universo concentrazionario", per usare le parole di Tessitore, in cui il maschile predomina, piegandolo, sul femminile. Ecco allora che, al contrasto cromatico tra il bianco di una scena continuamente "mobile" nel suo comporsi e scomporsi davanti allo spettatore e il nero dei costumi, corrisponde un'altra contrapposizione, quella tra la gabbia psicologica che affligge Lucia e quella fisica, in cui appare rinchiuso il coro.
    Un terreno fertile per la psiche disturbata della protagonista, che si abbandona a un delirio totale, mentre viene contesa da Edgardo (Stefano Secco) ed Enrico (Marco Caria). In un crescendo di disperazione, a irrompere in tutta la platea con un forte impatto emotivo è stata poi la celebre scena della pazzia, nell'originale versione con la Glasharmonika (armonica a bicchieri). Gli applausi alla fine della rappresentazione hanno dimostrato la giustezza dell'intuizione di Ronconi, rappresentando al tempo stesso il modo forse più autentico per rendergli omaggio.
   

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