(di Marzia Apice)
FRANCESCA MANNOCCHI, LO SGUARDO OLTRE
IL CONFINE. DALL'UCRAINA ALL'AFGHANISTAN, I CONFLITTI DI OGGI
RACCONTATI AI RAGAZZI (De Agostini, pp.224, 13.90 euro). "Ero
confusa e sapevo che nelle zone di conflitto è meglio essere
confusi che pieni di certezze, perché è proprio dai dubbi che si
comprendono meglio le cose". Non c'è mai una narrazione distante
ma sempre un punto di vista soggettivo, che restituisce la
dimensione emotiva accanto a quella razionale, nel libro "Lo
sguardo oltre il confine" (De Agostini, dal 20 settembre),
scritto da Francesca Mannocchi per raccontare al pubblico dei
ragazzi i conflitti purtroppo ancora oggi sparsi in tante parti
nel mondo. La paura, il dubbio, lo stupore, lo sconcerto: tante
le emozioni che compaiono nel libro, descritte con sincerità
dall'autrice. Sono pagine dense, in cui si viaggia molto: c'è
l'Ucraina ovviamente, ci sono la Siria, il Libano e
l'Afghanistan, e in ogni capitolo il racconto ha il pregio
dell'immediatezza, sia perché è fatto "sul campo", da una
giornalista che da anni porta nelle nostre case la cronaca di
ciò che accade nelle zone più "calde" del pianeta, sia per il
linguaggio scelto, sempre semplice, diretto, utile per spiegare
e portare chi legge "dentro" ogni singolo contesto. Mannocchi
ritorna sui fatti della storia, li ordina e li mette in
relazione, cercando di far emergere i motivi politici, economici
e religiosi che hanno dato origine ai conflitti. Ma non solo: se
da un lato l'autrice parte da sé, dalle emozioni da cui è stata
investita ogni volta che ha percorso quelle terre difficili e ci
descrive ogni cosa, culture e tradizioni, profumi e colori,
atmosfere, quartieri, strade ed edifici, dall'altro va oltre la
sua testimonianza mettendo al centro le persone in cui si
imbatte in un cammino spesso rischioso. Ed è proprio questo il
merito più grande del libro, l'attenzione all'umanità ferita, a
donne e uomini, sopravvissuti o combattenti, a cui la guerra ha
stravolto irrimediabilmente l'esistenza. Melissa in Libano,
Husen in Afghanistan, Ali in Iraq, Anastasia in Ucraina: le loro
storie impreziosiscono e sono il fondamentale elemento di verità
di un testo che ha l'ambizione di fungere da guida per chi è più
giovane. Le voci di questi protagonisti - spesso così distanti
da noi, non solo geograficamente -, con il loro dolore e lo
sgomento per ciò che hanno vissuto, sono la bussola attraverso
cui orientarsi in una materia oscura e intricata quale è sempre
ogni guerra, di ieri e di oggi. A questo si lega anche la
scelta, giustissima, di comporre un piccolo glossario, in una
sorta di approfondimento dedicato alle parole chiave -
rifugiato, profugo, ma anche sharia, sovranità, esilio, armi
chimiche, burqa, e tante altre -, non sempre semplici da
comprendere, che spesso compaiono nei racconti di guerra.
"L'altro, con la sua diversità, fa tremare le nostre certezze",
scrive Mannocchi, rivolgendosi ai ragazzi che leggeranno il
libro: proprio partendo da questa diversità, l'autrice li invita
a provare ad ascoltare sempre le ragioni dell'altro, per
intraprendere un processo di scoperta e curiosità, arricchimento
ma anche smarrimento, che rappresenta l'unico modo per conoscere
il mondo.
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