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Marietti 1820, annullata ultima lezione Parole in viaggio

Marietti 1820, annullata ultima lezione Parole in viaggio

Per Covid non ci sarà a Bologna appuntamento su arte con Barilli

BOLOGNA, 03 novembre 2020, 17:08

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Avrebbe dovuto essere l'ultima lezione di "Parole in viaggio", l'iniziativa organizzata da Marietti 1820 per celebrare i duecento anni della casa editrice, ma l'appuntamento di giovedì 5 novembre alle 17 nella sala dello Stabat Mater della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, in piazza Galvani 1, sarà annullato a causa dell'emergenza sanitaria.
    Il terzo e ultimo appuntamento bolognese, dedicato alla parola Arte, era stato affidato a Renato Barilli, tra i maggiori esperti di arte e letteratura contemporanea. Barilli, che ha fatto parte del Gruppo '63 e diretto il Dipartimento di Arti visive dell'Università di Bologna, con Marietti 1820 ha pubblicato Una mappa delle arti nell'epoca digitale (2020) e Filosofi all'alba del contemporaneo (2020).
    Le lezioni bolognesi erano state organizzate in occasione della mostra Marietti 1820-2020. Due secoli di libri da Torino a Bologna, che sarebbe dovuta rimanere aperta fino al 29 novembre nel quadriloggiato superiore dell'Archiginnasio per iniziativa della casa editrice in collaborazione con la Biblioteca dell'Archiginnasio e la Biblioteca dello Studentato delle missioni, il patrocinio dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna e il sostegno di Bper Banca, Emmepromozione, Edimill, Tuna bites e Libreriecoop (da lunedì a venerdì 9-19, sabato 9-18, domenica 10-14, ingresso libero, informazioni sui siti www.mariettieditore.it/bicentenario e www.archiginnasio.it).
    Arte di Renato Barilli In merito a questo vocabolo e relativa nozione si può impostare un balletto di sinonimi o di alternative. La radice "art" viene dalla cultura latina, in cui equivale in pieno al greco "techn", e sta a indicare un intervento lavorativo intelligente, di cui ci sono consistenti residui nell'espressione di "fatto ad arte".
    E c'è pure la presenza dell'espressione "opere d'arte", con riferimento a ponti e gallerie costruiti su strade e linee ferroviarie. Caso mai, per prendere qualche distanza rispetto a un simile uso, si dovrebbe ricorrere alla variante migliorativa detta delle "belle arti". Però occorre segnalare una curiosa discrasia. Infatti se si va a cercare una collocazione per quanto concerne l'arte nell'ambito che sembrerebbe più legittimo, quello universitario, non se ne trova una traccia esplicita, sostituita invece da un vocabolo con una origine del tutto diversa, "estetica". Infatti questa è l'unica denominazione che si trova negli statuti dei corsi di lettere e filosofia, dove viene quasi sempre subito chiarito che con quel termine si intende proprio la "filosofia dell'arte", come "etica" è "filosofia della morale", ed epistemologia "filosofia della scienza". Ma da dove sbuca questo ospite inatteso, appunto l'estetica? A differenza di "art", "techn" e simili, le cui nascite affondano nella lontananza dei secoli, "estetica" ha una nascita certa e a noi vicina, viene proposta nel 1750 dal filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten, e in definitiva risulta oggi più che mai il termine più calzante e inclusivo, di cui le "belle arti" sono solo una parte interna. Col che trova giustificazione l'offuscamento che proprio la pretesa supremazia delle "belle arti" (pittura, poesia, teatro, musica) ha conosciuto di recente nel Novecento delle avanguardie, con una punta massima nel clima del '68, quando non a caso è stata lanciata la formula della "morte dell'arte", intesa non in modo apocalittico ma solo come superamento delle vecchie modalità di fare arte. E dunque ha assunto tutta la sua importanza proprio la parte finale della definizione avanzata dal Baumgarten, quando appunto, al termine di tante aggiunte intermedie, come la "theoria liberalium artium", che poi sarebbero le "belle arti", concludeva che si trattava di una "scientia cognitionis sensitivae". Ci siamo, oggi, per stare nel sicuro, diciamo che l'estetica, e le varie arti come sue ancelle, hanno soprattutto il compito di incrementare negli esseri umani il ricorso ai magnifici doni dei sensi, da usare appieno, in una loro totale sinergia, approfittando di tutti i mezzi disponibili, da quelli storici e antichi agli altri nuovi che ci porge il progresso tecnologico. Se si vuole una prova alla rovescio di questa centralità dell'estetica, e proprio nell'accezione del Baumgarten, si pensi al suo contrario, alla sua negazione, che si ottiene grazie alle pratiche "an-estetiche", a cui tutta l'attuale medicina fa ricorso al fine di addormentare i nostri sensi per impedire che avvertano il dolore. E dunque l'estetica è proprio l'impegno a far funzionale l'intero arco sensoriale, in proficua congiunzione con le doti intellettuali, al meglio delle loro prerogative, nel modo più intenso possibile. Per paradosso, si potrebbe arrivare a dire che è più vicino al significato autentico di estetica un "institut d'esthétique", il cui fine precipuo è di prendersi cura della nostra cosmesi, della bellezza del nostro corpo, che non l'uso accademico riportato a una stanca e polverosa "filosofia dell'arte". In fondo, si potrebbe concludere che al giorno d'oggi tutte le arti, ovvero le manifestazioni estetiche, tendono alla condizione della "performance", di una prestazione condotta al meglio delle nostre facoltà, con piena integrazione tra dati visivi, acustici, comportamentali. E beninteso questo ampio panorama è pronto a venir registrato, nel modo più fedele e integrale, con l'aiuto dei mezzi elettronici, che lo fissano e ce lo restituiscono con la stessa fedeltà che appartiene ai capolavori conservati nei musei o ai concerti e agli spettacoli affidati ai teatri.
   

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