''Essere Gabriele Muccino'', Il
regista si confessa nel suo primo libro in uscita il 28
settembre per la casa editrice Utet (256 pagine, 17 euro). Negli
anni novanta Gabriele Muccino è piombato sul cinema italiano
come un fulmine: popolare e pop, sentimentale e furioso,
mescolava da subito enormi capacità tecniche e un istinto
perfetto per intercettare temi e creare storie in cui il grande
pubblico poteva riconoscersi. E infatti L'ultimo bacio è stato
il grande film generazionale italiano del duemila. Proprio quel
film gli ha aperto le porte di Hollywood, quando riceve la
telefonata entusiasta di Will Smith, che lo vuole con lui per La
ricerca della felicità. Diventa così uno dei pochissimi registi
italiani ad avere una doppia carriera, americana e italiana,
alternando film con Russell Crowe e grandi racconti corali con
Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino e Micaela Ramazzotti.
Sulle soglie di una nuova avventura, la sua prima serie tv per
Sky in uscita a fine autunno, Gabriele Muccino racconta come un
fiume in piena la sua vita e la sua carriera, senza remore e
senza censure, rivelando i retroscena più divertenti sul set ma
anche i momenti più dolorosi (personali e professionali), le
litigate e le passioni di un grande del cinema.
«Io da piccolo balbettavo, non si capiva niente quando parlavo
(anche meno di adesso!). Non riuscivo a esistere per le donne,
non riuscivo ad affermarmi come individuo, come molti mi
aggregavo ad un gregge cercando di appiccicarmi addosso le loro
stesse etichette. Ma anche quello mi riusciva male. Ero il tipo
contemplativo, non me ne fregava niente del calcio e poco della
musica pop, mi piaceva la classica.
Ero un ragazzo abbastanza isolato, amavo tantissimo il cinema e
mi ero convinto che tramite il cinema avrei finalmente potuto
raccontare chi ero, essere comprensibile e quindi compreso!
Ovviamente non ce l'avevo così chiaro in testa, lo realizzo ora.
Ma pensa solo che più ho fatto film meno ho balbettato. Non è
scemato con il tempo, ma con i film! Il cinema ha cambiato tutto
nella mia vita.»
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