(di Marzia Apice)
FERDINANDO CAMON, OCCIDENTE (Apogeo
Editore, pp.204, 15 euro). "In questi anni ho purtroppo
constatato che la violenza continua e si basa su un principio,
che è il diritto di strage: c'è una casta che ritiene di avere
il diritto e il dovere di fare una strage perché convinta che
alcuni esseri umani siano inferiori": così Ferdinando Camon
spiega all'ANSA il motivo che lo ha spinto a scrivere, a quasi
50 anni di distanza, una nuova, definitiva versione del suo
libro "Occidente", pubblicato nel 1975, in cui si interrogava
sulle ragioni profonde del terrorismo nella stagione degli anni
di piombo. In uscita il 27 giugno con Apogeo Editore, l'autore
riprende in mano il volume creando un ponte con l'oggi, e
attraverso il suo racconto (nel libro, ambientato a Padova, da
una parte c'è l'utopia rivoluzionaria che conquista schiere di
studenti e intellettuali in lotta contro la società borghese,
dall'altra i deliri suprematisti di pochi ma determinati
estremisti neri) svela cosa si nasconde dietro ogni terrorismo,
al di là dunque dell'ideologia, trovando una connessione con la
fragilità e il senso di precarietà dell'uomo contemporaneo. "Nel
mio romanzo mando in analisi il protagonista stragista, proprio
perché in quelle conversazioni emergono le forze lo rendono
incontrollabile: per lui non tutti hanno diritto di vivere e chi
non condivide la sua idea di bene deve sparire", dice lo
scrittore, nato nel 1935 in un piccolo paesino della campagna
veneta, "ieri era l'ideologia a muovere i terroristi, oggi è la
religione. Ce lo hanno mostrato gli estremisti islamici, per i
quali la strage è un lasciapassare verso Allah. Ogni
integralismo di certo va combattuto". Lei ha definito Occidente
"in assoluto, il libro che m'è costato più caro, moralmente
parlando", per via delle minacce che ricevette all'epoca. "Chi
mi minacciava aveva il mito nietzschiano della razza superiore:
io non potevo difendermi, e tante volte sono scappato. Credo che
l'unica difesa da questo tipo di problema possa essere
preventiva, di tipo culturale, ossia educando i giovani a
pensare diversamente", spiega lo scrittore, che nel 2016 ha
ricevuto il Premio Campiello alla carriera. "Quando incontrai
Franco Freda, il terrorista che si riconobbe nel protagonista
del romanzo, gli chiesi se fosse davvero lui il responsabile
della strage di Piazza Fontana. Lui mi rispose con questa frase:
È innocente non chi è incapace di peccare, ma chi pecca senza
rimorsi. Forse fu una affermazione di colpevolezza: per fare una
strage si deve avere un determinato codice morale". Oggi viviamo
tempi difficili. Dove sta andando l'Europa? "L'Europa è
sottoposta a un cambiamento forzato, non può più essere la
roccaforte della civiltà cristiana bianca, deve mescolarsi alle
altre civiltà, si altererà e diventerà altro. Ma anche chi
arriverà da noi dovrà adattarsi", spiega, "siamo in una fase di
transizione". Perché ha sempre condotto una vita così riservata?
"Perché odio la ribalta. Credo che uno scrittore si esprima
scrivendo, non prima e non dopo e non con altri mezzi", dice,
"Non credo che quello che dico abbia un senso modificabile se mi
mostro in tv. Le parole valgono per il senso che hanno e per il
loro peso, infatti sto molto attento a sceglierle". Quest'anno
ricorrono i 100 anni dalla nascita di Pasolini. Quanto è legato
a lui? "Pasolini è stato molto generoso con me. Mi chiamò alle 5
di mattina per dirmi che voleva scrivere la prefazione al mio
primo romanzo: ne fui onorato", racconta, "sarebbe utile
ascoltare la sua voce oggi: ci sono tante corruzioni e
deviazioni nelle idee portanti della nostra società, accogliamo
male i migranti, il cattolicesimo si altera e la democrazia si
fa ambigua. Ma Pasolini non c'è e non c'è nessuno che svolga il
suo compito". E' appena scomparso un altro grande scrittore,
Raffaele La Capria: "Lo stimavo molto, il suo Ferito a morte è
un libro immortale", afferma, "E' giusto che molti ora lo
ricordino: ciò dimostra che per uno scrittore non è importante
produrre molto, basta scrivere un capolavoro. Nel mio caso credo
che verrò ricordato per Un altare per la madre (con cui vinse la
XXXII edizione del Premio Strega, ndr), ora lo stanno traducendo
anche in persiano".
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