(di Mauretta Capuano)
(ANSA) - PORDENONE, 19 SET - Attira su di sé "cose strane ed
eccezionali" la Premio Nobel 2018 Olga Tokarczuk. Ed è lei
stessa a dirlo, nella sua terza uscita pubblica dopo il
lockdown, che la vede protagonista dell'evento più atteso di
Pordenonelegge 2020. Unica scrittrice dal vivo in questa
edizione speciale del festival, è arrivata a Pordenone dalla
Polonia, in uno dei suoi ormai mitici viaggi in automobile con
il marito, per il ritorno in libreria di 'Nella quiete del
tempo' (Bompiani) e per ritirare il Premio FriulAdria.
"Il Nobel stesso è stato strano ed eccezionale. Lo ho ricevuto
per l'anno precedente e nel momento in cui mi preparavo al tour
per incontrare il resto del mondo si è verificato il Covid e il
lockdown che ha costretto tutti a casa" dice la scrittrice, 58
anni, alla quale è stato consegnato nel 2019 il Nobel per la
letteratura dell'anno precedente, dopo la mancata assegnazione
per lo scandalo molestie che aveva travolto l'Accademia svedese
nel 2018. E ironizza: "Non ho ancora avuto il tempo di fare
l'esperienza di essere un Premio Nobel".
Poi spiega all'ANSA: "ho la sensazione che si tenda a
divinizzare gli scrittori che vincono il Nobel, che li si metta
su un piedistallo. Io non ci riesco tanto. L'aspetto positivo di
ricevere il Nobel è la totale libertà che mi ha portato. Mi
sento libera di scrivere tutto ciò che voglio e come voglio".
Il lockdown ha colto dunque la Tokarczuk nel momento in cui le
sue valigie erano pronte e stava per partire. "Il tour è stato
annullato. Ho disfatto i bagagli e risistemato tutto. Non ho
trascorso il lockdown scrivendo, avevamo tutti paura. E' stato
come se per la prima volta avessi avuto la percezione del mio
corpo e del pericolo a cui andava incontro. Ho 58 anni, è stata
un'esperienza tardiva" spiega.
Quando pensa a 'Nella quiete del tempo', una fiaba sullo
scorrere del tempo e sul rapporto dell'uomo con il mondo, che ci
porta a Prawiek, un piccolo villaggio polacco, "si sente un po'
strana". "Ho scritto il libro 25 anni fa - dice - e quasi non lo
ricordo più. Ma resta per me un libro fondamentale perchè dopo
il successo che ha avuto in patria ho potuto liberarmi del
lavoro di psicologa che facevo prima e occuparmi a tempo pieno
della scrittura. Mi sono resa conto che milioni di persone lo
avevano letto e della forza che avevo come scrittrice e che
avrei potuto indirizzare verso il bene. La domanda ora la
rivolgo ai lettori: questo libro funziona ancora?". Pubblicato
in Polonia nel 1996, dove fu accolto con grande attenzione,
uscito in Italia nel 1999, 'Nella quiete del tempo' torna nelle
nostre librerie, nella traduzione di Raffaella Belletti, per
Bompiani che sta ripubblicando i libri fondamentali della
scrittrice. Il nuovo sarà 'I libri di Jakob', in uscita a
maggio. Mentre in Polonia, annuncia la Tokarczuk : "a breve
uscirà un volume di saggi che ho scritto negli ultimi anni ed è
piuttosto grosso. Non mi ero resa conto di quanti ne avessi
scritti e conterrà delle lezioni che ho tenuto. Il titolo del
volume è più o meno 'Il narratore tenero' che è anche il titolo
del discorso che ho tenuto per il Nobel".
Poetessa, scrittrice, attivista, la Tokarczuk è una narratrice
in movimento e il superamento delle frontiere dice "ancora oggi
mi fa effetto". "Sono vari anni che viaggio in macchina con mio
marito ed è un'occasione unica per poter chiacchierare. Credo
che questo tempo lungo del viaggio ci dia la consapevolezza di
come si modifica la natura e la luce e in qualche modo il corpo
ha il tempo di adattarsi e di reagire a questi cambiamenti. In
una delle pause del viaggio per venire in Italia ci siamo
fermati a Vienna e abbiamo visitato un museo di storia
dell'arte. E' stato un piacere enorme guardare negli occhi i
maestri del passato, le loro opere, pensare a come avevano
vissuto e a come quella società e quel mondo siano intrecciati
al nostro. Adesso c'è la tendenza a ricercare sempre il nuovo,
ad andare sempre avanti. Così dimentichiamo tutta l'esperienza
che si trova alle nostre spalle" sottolinea la Premio Nobel.
"Credo che in questa corsa folle abbiamo perso la capacità di
comprendere le metafore, le allegorie e siamo diventati
terribilmente concreti. Un esempio di questo modo di pensare
alla lettera, che non capisce più la metafora e l'ironia, sono i
fondamentalismi crescenti che ci circondano, che vedono tutto
bianco o nero" sottolinea.
In Polonia "siamo colpiti dalla situazione in Bielorussia e
sosteniamo il popolo bielorusso. Per me è di grande commozione
che siano le donne a portare avanti le proteste. Solidarnosc,
solidarietà, una solidarietà che ha il volto di donna,
femminista" dice la scrittrice, introversa per natura. (ANSA).