GABRIELE SALVATORES - PAOLA JACOBBI, LASCIATECI PERDERE (RIZZOLI, PP. 226, EURO 18)
Lasciateci perdere è un viaggio nella memoria, ricco di episodi e sincerità, una gioia per i cinefili più curiosi.
Salvatores in questa biografia, scritta con la giornalista Paola Jacobbi, riflette sull'arte e su se stesso. Si descrive con coraggio: "Detesto le mattine perché i miei demoni si svegliano all'alba". La sera è il momento migliore, il tempo della quiete: "Prediligo il calare del buio, al punto che, ogni tanto, mi chiedo se per caso io non discenda da un qualche antenato vampiro". Rivela retroscena dai set. Esprime il suo pensiero sulla cancel culture: "Una cosa è la persona, altra cosa l'artista e la sua opera. Non si può giudicare un'opera d'arte sulla base della vita privata di chi l'ha realizzata", scrive. Parla senza reticenze. "Credo che uno dei grandi problemi del cinema italiano sia l'enorme competizione. Siamo tutti amici in apparenza, a parole, ma ognuno corre per sé e per la sua conventicola, come spiega Paolo Virzì in Caterina va in città", afferma in un capitolo intitolato Quale allegria dove ammette di non essere tanto in sintonia né con le feste né con Roma: "Roma mi incuteva paura: la paura di conoscerla meglio. Vivevo come in incognito: sfuggivo alla sua socialità, alle sue terrazze".
Quanto ai festival, li definisce "una bolla fuori dal mondo", non è appassionato di "tutto quel rutilare di eventi, quei tappeti rossi sempre un po' circensi". Non è un grande amante delle competizioni, "dei premi, di questa idea ansiogena della carrellata di registi diversissimi buttati in un'arena per strapparsi a morsi una Palma o un Leone". Confessa di non aver mai avuto il mito di Hollywood né quello della statuetta d'oro. Tira fuori un ricordo dalla notte degli Academy Award: in bagno vide il regista Zhang Yimou di Lanterne rosse. Salvatores aveva vinto con Mediterraneo ma aveva apprezzato molto il film di Yimou. Yimou stava piangendo. Salvatores si avvicinò, teneva l'Oscar in mano, gli fece i complimenti, spiegò che Lanterne Rosse gli piaceva tantissimo: "Io, con il mio inglese pericolante, cercai di esprimergli quello che sentivo, che il suo film era un capolavoro, che era un onore essere stato in gara con lui. Mi rispose, concitatissimo, in cinese. Non credo fossero espressioni di cortesia".
Cineasta e cinefilo, Salvatores, pagina dopo pagina, elenca alcune fra le sue pellicole preferite: Lo spaventapasseri, Fragole e sangue, Easy Rider, Cinque pezzi facili, Il laureato, Lawrence d'Arabia. Quanto ai romanzi, gli è rimasto nel cuore il fantascientifico Il cromosoma Calcutta di Amitav Ghosh.
Salvatores accenna inoltre al suo prossimo film: Napoli-New York, tratto da un soggetto inedito scritto da Federico Fellini e Tullio Pinelli, negli anni '40. Al centro il viaggio verso l'America di due bambini napoletani.
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