Deportata ad Auschwitz-Birkenau
quando aveva tre anni, insieme alla sua giovane madre, piccola
cavia degli esperimenti del dottor Josef Mengele, Lidia
Maksymowicz, che ora ha 81 anni e vive a Cracovia, mantiene un
dialogo ininterrotto con i giovani e a loro rivolge un appello:
"Il futuro è nelle vostre mani. Non dovete permettere che si
ripetano quelle pagine della storia, quegli orrori. Dovete
conoscere il passato per non fare mai più quegli errori". In
Italia per l'uscita del libro 'La bambina che non sapeva odiare'
(Solferino), scritto con il vaticanista Paolo Rodari, con la
prefazione di Papa Francesco che nel 2021 ha baciato il numero
che Lidia porta tatuato sul braccio e che ricontrerà
nell'udienza papale del 26 gennaio 2022, la Maksymowicz racconta
all'ANSA che i ragazzi e le ragazze che incontra al Museo
Galicja a Cracovia e al Museo di Auschwitz-Birkenau vivono con
emozione la storia della sua vita. "Li vedo uscire commossi,
scossi. Spesso mi chiedono se odio e desidero la vendetta e
sempre rispondo che se fosse così soffrirei molto di più. L'odio
fa nascere solo il male. Tutto quello che è successo è avvenuto
perché sono stati calpestati il bene e l'amore".
Emozionata di incontrare di nuovo il Papa la Maksymowic
sottolinea quanto per lei il Santo Padre sia "una persona
speciale. Il suo comportamento è sempre inaspettato". Quando nel
maggio del 2021 ha fatto vedere a Papa Francesco il braccio con
tatuato il numero 70072 impresso nel lager, non si aspettava che
il Pontefice l'avrebbe baciato: "ho interpretato quel gesto come
un omaggio a tutti i bambini, non soltanto a me, che in diverse
circostanze hanno perso la vita durante la seconda Guerra
Mondiale. Il 26 gennaio lo incontrerò durante l'udienza del
mercoledì. Fino alla morte non mi scorderò di questa
straordinaria opportunità che ho avuto.
Non mi aspettavo la prefazione del Papa al mio libro,
nell'edizione polacca c'è una frase in copertina di Papa
Francesco con la sua firma" racconta. Da quell'incontro è nata
con Paolo Rodari, l'idea di questo libro. "Insieme abbiamo
deciso di raccontare la mia esperienza perché finora sono stati
scritti libri di superstiti adulti mentre la storia dei bambini
è stata sempre tralasciata. Non bisogna dimenticare che soltanto
ad Auschwitz-Birkenau sono morti oltre 200 mila bambini" dice la
Maksymovicz.
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