(di Paolo Petroni)
Si sente dire che la filosofia non
serve a molto, che è un'attività teorica, lontana dalla realtà
della gente, specie in un mondo dove prevale il sapere
scientifico ma assieme ognuno ritiene di poter intervenire su
qualsiasi tema a prescindere dalla competenza. C'è da 24 anni il
Festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, che si è aperto
oggi e si concluderà domenica, a dimostrare invece che la
filosofia serve e serve a riuscire a star bene, con se stessi e
con gli altri, imparando a ragionare, porsi domande, capire. Lo
attestano le migliaia di presenze alle lezioni magistrali (53
questa edizione), che seguono con attenzione anche quelle più
difficili e impegnative.
L'Oms, l' Organizzazione Mondiale della Sanità, ci ricorda
Elisabetta Lalumera, docente di Filosofia e teoria dei linguaggi
all'Università di Bologna, afferma che l'esser in salute è un
completo benessere psicologico, spirituale e sociale, della
psiche quindi (che è il tema di questo Festival) e non solo
un'assenza di malattie. E' proprio partendo da questo obiettivo,
spesso difficile da raggiungere - dice - tra i tanti incidenti
fisici o sofferenze per amore o per il proprio aspetto, che
bisogna, oltre a prevenire le malattie, lavorare su noi stessi,
con fiducia e speranza, perché è solo con la speranza che c'è un
futuro migliore. E il punto di partenza è sempre il socratico
''conosci te stesso'', come ci ricorda Luigina Mortari,
professoressa di pedagogia sociale all'università di Verona.
Alla base c'è appunto la filosofia, ''la capacità di pensare
in modo articolato, perché pensare non è solo calcolare, come
dicono alcuni, ma nemmeno provare solo delle emozioni, come
credono altri, ma un'amalgama di fattori'', come dice Maurizio
Ferraris, docente di Filosofia teoretica all'università di
Torino. C'è la sensibilità, quella capace di sentire la nostra
parte più intima e assieme di capire gli altri, così che
determina il nostro essere nel mondo, che è coscienza, ricordo,
piacere e dispiacere - per Ferraris - assieme al darsi dei fini,
degli obiettivi così che il corso della vita, dall'inizio alla
fine, abbia un percorso e un senso. Per questo è utile la
ragione, la razionalità che analizza le motivazioni, ed è il
coronamento della volontà, della decisione di aver preso una
direzione. E nella complementarietà tra ragione e volontà che si
nasconde la forza di reagire e proseguire anche quando appunto
la prima sembra dirci che c'è poco da sperare, che tutte le
strade appaiono chiuse, mentre la seconda ci dice che un giorno
tutta quella negatività sarà risolta e dimenticata.
Per Stefano Micali, docente di Fenomenologia e antropologia
filosofica all'università di Lovanio, allora è utile tenere un
diario, cercare di raccontarsi nei momenti critici, proprio per
poi potersi rileggere e essere testimoni di se stessi,
osservarsi come a uno specchio, con una certa distanza, per
rendersi conto, perché l'angoscia è una paura non concreta,
relativa a un pericolo reale, ma si rapporta al nulla e ha come
suo elemento sostanziale l'immaginazione, da cui derivano però
manifestazioni vere, fisiche (palpitazioni, mancanza di respiro
ecc) che a loro volta alimentano l'angoscia in una specie di
circuito chiuso.
Bisogna ricordarsi che sono ancora validi i basilari termini
del compito terapeutico, come sottolinea la psicoanalista Simona
Argentieri, ovvero: ''rendere consci gli impulsi inconsci;
smascherare le resistenze; chiarire che non è possibile vivere
secondo il principio di piacere/dispiacere, ma è necessario, per
vivere il meglio, tenere conto del principio di realtà''. ''In
questo mondo - spiega Vito Mancuso, docente al master di
Meditazione e neuroscienze dell'università di Udine - dove tutto
si muove secondo necessità e si agisce secondo istinto o
calcolo, l'essere umano si dimostra capace di mettere in moto un
fenomeno inatteso, inconcepibile, eppure reale che mostra alla
ragione l'esistenza di un'altra dimensione basata su un
desiderio di bene e armonia, capace di guardare avanti con
speranza''.
''Ecco dunque che cosa significa pensare - conclude Ferraris
- sentire, aspirare, volere, ragionare, darsi dei fini e
soprattutto disperarsi e poi sperare, che è la forza degli
esseri umani''. A questo proposito Mancuso cita il filosofo
Ernest Bloch, per il quale ''lo sperare è superiore all'aver
paura: non è passivo come questo sentimento né, anzi meno che
mai, bloccato nel nulla. L'effetto dello sperare si espande,
allarga gli uomini invece di restringerli''. E lo dice anche in
relazione alle grandi domande dell'esistenza (Chi siamo? Da dove
veniamo? Cosa ci aspetta? ecc.) che rischiano di farci vacillare
il terreno sotto i piedi, di precipitare in un'angoscia che si
combatte solo col lavoro della speranza, ''che non è
rinunciatario, ma desiderio e volontà di sapere e riuscire''.
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