(di Chiara Venuto)
FUORIMODA! STORIE E PROPOSTE PER
RESTITUIRE VALORE A CIÒ CHE INDOSSIAMO - MATTEO WARD (DE
AGOSTINI, PP. 256, EURO 17,90)
Montagne di vestiti ricoprono il deserto di Atacama, in Cile,
mentre i rifiuti della fast fashion sommergono il Ghana. Nel
frattempo, il dramma dello sfruttamento della manodopera in
Bangladesh e non solo. L'industria della moda "non ha mai
vissuto la rivoluzione copernicana: pensa che tutto l'universo
le graviti attorno", scrive Matteo Ward nel suo saggio
Fuorimoda!, che sarà presentato sabato 7 al Festivaletteratura
di Mantova. Un libro in cui riflette - partendo dalla propria
esperienza nel settore - sull'insostenibilità del mondo del
fashion e sui suoi effetti su ambiente e persone.
Questo perché, come racconta il co-fondatore della società
benefit Wråd e autore della docuserie Junk - Armadi pieni
prodotta da Will Media e Sky Italia, la moda "estrae valore da
due orbite: natura e società". Ma non ne restituisce
altrettanto. Anche se produce vestiti, lavoro, benessere, lo fa
in modo iniquo. Ci sono troppi abiti in commercio rispetto
all'effettivo bisogno, le persone sono retribuite male laddove
si produce e molto meglio nei posti in cui si decide, mentre la
salute non è tutelata negli ambienti produttivi, per non parlare
chiaramente degli effetti dei tessuti che indossiamo sulla
pelle. L'ambiente in tutto questo piange, e campi che potrebbero
essere utilizzati per coltivare gli alimenti di cui c'è tanto
bisogno vengono impiegati per la produzione di fibre tessili.
"Gli ingredienti di una maglietta non sono poi tanto diversi
dagli ingredienti che servono per fare, per esempio, il pane -
scrive Ward - Vengono dalle stesse fonti essenziali. Ma con una
differenza: se il pane serve a sfamarci e a soddisfare un
bisogno vitale, la t-shirt, invece, in queste quantità e qualità
non è essenziale".
Ward divide il proprio saggio in due sezioni che definisce
una "pars destruens" e una "pars costruens". Nella prima
racconta i momenti che hanno segnato la presa di coscienza
collettiva sul problema del sistema moda, nella seconda ragiona
sulle possibili soluzioni. In testa al libro, dopo la prefazione
di Sara Sozzani Maino, c'è una bella conversazione con il
maestro Michelangelo Pistoletto, che già nel '67 anticipò la
discussione sui problemi del mondo della moda con la sua Venere
degli stracci.
È una rivoluzione, quella auspicata dall'autore, che ci
coinvolge personalmente attraverso le nostre scelte, ma richiede
anche un'azione da parte dell'industria della moda e della
politica. Proprio per questo Fuorimoda! diventa un manifesto di
"Cosa dovremmo chiedere ai brand" e cosa "alla politica", con
tanto di elenchi numerati. Ma è anche una guida alla
comprensione di un problema che riguarda tutti e su cui nessuno
sa esattamente come agire, in un mondo in cui le t-shirt
etichettate 'sostenibili' non lo sono poi davvero.
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