(ANSA) - FIRENZE, 14 APR - Storie di violenza e di vittime
indifese, che lo Stato non è riuscito a proteggere malgrado le
leggi approvate per difenderle. Se ne parla nel libro inchiesta
sulla violenza di genere 'Violenzissima. Le scuse e i pregiudizi
che assolvono i violenti' (Il Pozzo di Micene), della
giornalista e scrittrice Ilaria Bonuccelli. Oltre agli atti, ai
documenti, alle sentenze, la violenza viene narrata dalla voce
delle donne che l'hanno subita. E anche dai maltrattanti, e da
chi ha negato loro ascolto prima e giustizia poi: una sorta di
cecità delle istituzioni, un pregiudizio che appanna le
sentenze. "Ho sentito l'urgenza di scrivere questo secondo
libro sulla violenza di genere - afferma Bonuccelli
nell'introduzione del testo - dal momento in cui stavo scrivendo
il primo. Non avevo ancora finito 'Per ammazzarti meglio' e già
mi sembrava che servissero nuove parole, più pagine, più tempo
parlare di quello che stava accadendo". "Non dico dei fatti in
sé - aggiunge -, parlo di quei comportamenti (diretti e
indiretti), di quegli atteggiamenti, di quei provvedimenti,
sentenze, ammiccamenti che condannano e colpevolizzano le
vittime: le fanno pentire di aver avuto fiducia nella
giustizia". Tra le storie trattate, quella di un bambino
assassinato dal padre separato dalla mamma: un colpo di pistola
e 37 coltellate sferrate durante un 'incontro protetto' nei
locali dell'Asl. O ancora, quella di una donna assassinata
perché la sua voce è stata ignorata. Aveva presentato 11 denunce
in 6 mesi contro l'ex compagno. In copertina, una versione
rivisitata della Monna Lisa, dell'artista Giulia Maglionico.
(ANSA).
Violenzissima, inchiesta Bonuccelli su violenza di genere
Storie di vittime che Stato non è riuscito a proteggere
