(di Silvia Lambertucci)
(ANSA) - ROMA, 14 APR - DARIO FRANCESCHINI, CON LA CULTURA
NON SI MANGIA? (LA NAVE DI TESO, PP. 171, EURO 17, 10)
Saranno la creatività e la cultura il traino vincente per la
ripresa dell'economia italiana dopo il buio della pandemia e
l'orrore della guerra in Ucraina. Convinto dal debutto del suo
primo mandato - nell'ormai lontano 2014 - che quello della
cultura sia un ministero a tutti gli effetti "economico", Dario
Franceschini ribadisce e argomenta appassionato la convinzione
che da sempre sostiene il suo impegno al Collegio Romano nelle
171 pagine del suo "Con la cultura non si mangia?", in libreria
in questi giorni con La Nave di Teseo.
Basta guardare solo all'industria e al manifatturiero, lo
sviluppo "è sempre meno basato su cantieri e fabbriche e sempre
più sull'industria creativa e immateriale, più sui contenuti che
sui contenitori", premette il ministro pd. Che ancora una volta
guarda ai numeri e cita uno studio realizzato da Ernst & Young
per la Siae per sottolineare che la filiera di spettacolo e
cultura "rappresenta il terzo settore più importante sul piano
occupazionale, superando in termini numerici l'industria
alimentare, quella automobilistica e quella immobiliare". Una
realtà vivace, insiste, "che può fare da traino anche agli altri
comparti, ed è in grado di produrre un valore che va oltre i
semplici ricavi economici, interpretando l'anima stessa del
nostro paese, la sua vocazione più autentica".
Tant'è, con un titolo che volutamente riparte da una frase
attribuita tra le polemiche a Giulio Tremonti, all'epoca
ministro delle finanze del governo Berlusconi (che di recente è
tornato a smentirla) una dedica alla sorella Flavia, artista e
scultrice, in epigrafe una frase di Kafka ("La giovinezza è
felice perché ha la capacità di vedere la bellezza..") il saggio
di Franceschini ripercorre le tappe del suo impegno politico
ormai quasi decennale al servizio di un settore che gli ha
procurato non poche grane, ma anche l'invidia di molti, in prima
fila Barack Obama che accompagnato in visita al Colosseo,
racconta lui oggi, non la finiva di esclamare quanto la guida
del patrimonio artistico sia un lavoro bellissimo, anzi "il più
bello del mondo" (" There's no better job!"). "Un pregiudizio
positivo, una considerazione alta della quale dovremmo avere
maggiore consapevolezza", annota il ministro ferrarese, che
forse non a caso ha sempre alternato al lavoro nella politica la
passione per la scrittura. Dalla decisione di bandire concorsi
internazionali per i direttori dei musei italiani al rilancio di
Pompei, dall'Art Bonus alle Capitali della Cultura, passando per
il progetto di ricostruzione dell'arena del Colosseo e gli
investimenti su Cinecittà, la promozione della lettura, capitolo
dopo capitolo Franceschini ripercorre le battaglie di questi
anni, nodi, convinzioni e strategie di cui ha intessuto la sua
politica, quasi una summa dei suoi quattro mandati con i governi
Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi, alla guida del dicastero
voluto da Giovanni Spadolini. E il futuro? Tra pandemia e
guerra, ragiona Franceschini, "l'apocalisse che abbiamo passato
e che tutti avremmo volentieri evitato", ci ha in qualche modo
cambiati costringendoci "a prendere in considerazione vie
inedite", a guardare le cose "da angolazioni differenti" . Un
ripensamento che potrà essere ancora motore di crescita,
sostiene, proprio "se assumerà come pilastri le arti, i saperi,
il paesaggio, la creatività". Ripartire dalla cultura, insomma,
è "l'unica via possibile per costruire un'Italia capace di
cambiare e di crescere", così come sarà la cultura che aiuterà
la ricostruzione, a guerra finita, "per lenire e ricucire tra
chi si è combattuto". Una conclusione che suona come un'appello
alla politica e non solo: ci vuole coraggio ma "dipenderà da
noi". (ANSA).
Dario Franceschini "Arte e cultura motore della ripresa"
Ministro in libreria con "Con la cultura si mangia?"
