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Mikhail Shishkin, Punto di fuga

Mikhail Shishkin, Punto di fuga

Amore, morte e guerra in un intenso romanzo epistolare

ROMA, 28 marzo 2022, 20:51

di Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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MIKHAIL SHISHKIN, PUNTO DI FUGA (21lettere Editore, pp.400, 19.50 euro. Traduzione Emanuela Bonacorsi). "Probabilmente, per diventare reale bisogna esistere nella coscienza, non la propria però, che è così inaffidabile, soggetta per esempio al sonno, quando neanche tu sai se sei vivo o no, bensì nella coscienza di un'altra persona. E non una persona qualsiasi, ma quella che ha bisogno di sapere che tu esisti. Vedi, mia Sašen'ka, io so che tu esisti. E tu sai che io esisto. E questo fa sì che io, qui, dove tutto è alla rovescia, sia reale". E' una scrittura intima e potente quella di Mikhail Shishkin, autore di "Punto di fuga", edito per la prima volta in Italia da 21lettere. Nel libro, scritto nel 2010 e strutturato come un romanzo epistolare, Shishkin tocca corde profonde dell'animo e solleva riflessioni sui grandi temi dell'uomo, dall'amore alla guerra, oggi più che mai attuali. Lo fa offrendo al lettore un'opera senza trama, la cui forza si costruisce con le parole e con l'intensità di due personaggi. Sono giovanissimi e innamorati Volodya e Sashka, lui aspirante scrittore, ossessionato dall'idea della morte che sceglie di partire volontario nella guerra dei Boxer dei primi del '900 per sentirsi vivo, e lei incastrata in un'esistenza che si consuma senza troppe prospettive nella monotona provincia russa. Sashka scrive da casa, Volodya dal fronte: la loro storia, ingenua e totalizzante come solo i primi amori sanno essere, si snoda attraverso lettere che si rincorrono senza necessariamente corrispondersi e nelle quali si aprono squarci di quotidianità, con le azioni compiute ogni giorno dai due ragazzi che si mescolano alle riflessioni sull'amore, la famiglia, il potere, i desideri, i sogni, il senso di ogni singola vita. I protagonisti, che lentamente si delineano in una complessità affascinante, sono costretti a una separazione forzata, nel tempo e nello spazio: il loro amore è un ricordo vivo, ma non può essere la realtà del presente, è un sentimento che si nutre di pensieri e sensazioni già vissute (o forse mai) e poco importa che sia reale o ormai solo immaginato. Così come non è importante che le lettere arrivino a destinazione: per Volodya e Sashka è la parola ad avere una sua forza autonoma, che serve a raccontare se stessi, ma anche l'uomo nella connessione con gli altri. Unico scrittore a vincere i tre più importanti premi letterari russi (Russian Booker Prize, Russian National Bestseller, Big Book Prize), vincitore del premio Grinzane Cavour nel 2008, Shishkin in "Punto di fuga" supera la semplice storia d'amore per presentare la sua visione del mondo e dell'umanità. Nato e cresciuto a Mosca e ora residente in Svizzera, l'autore è un forte oppositore del regime russo, tanto da aver rifiutato nel 2013 di rappresentare il suo Paese all'Usa Book Expo proprio per la politica estera di Putin in Crimea: in questo libro emerge chiara la sua voce di dissidente, la sua posizione critica nei confronti della Russia moderna. Lo scrittore si espone facendo risuonare la sua voce attraverso quella di un soldato chiamato a combattere una guerra in cui non crede e della quale sente addosso l'orrore e l'insensatezza (qui impossibile non rilevare l'analogia con la tragedia ucraina), ma anche attraverso la fragilità di una giovane donna, che avverte su di sé un senso di inadeguatezza e di insofferenza verso la monotonia e l'angustia di una vita senza orizzonti, racchiusa nella banalità.
   

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