(di Mauretta Capuano)
(ANSA) - ROMA, 04 MAR - Si sente "riportata all'ansia
terribile" che ha vissuto ai tempi del nazismo Margaret Atwood,
la scrittrice canadese, più volte candidata al Premio Nobel e
due volte vincitrice del Booker Prize, in questi giorni
terribili di guerra in Ucraina.
"Mi sono sentita ributtata all'indietro, ho sentito che stavo
assistendo a qualcosa di già visto. Sono nata nel novembre del
'39 e tutta la mia infanzia l'ho trascorsa durante la seconda
guerra mondiale. Ricordo bene le notizie dell'invasione lampo
della Polonia da parte della Germania nazista. Sembra che siamo
di fronte ad un'operazione militare che ricorda molto
quell'invasione, con l'unica differenza, non trascurabile, che
per il momento la Russia non ha raso al suolo le città
dell'Ucraina cosiì come le truppe naziste della Germania fecero
con le città polacche" ha spiegato la Atwood nella diretta di
un'ora sulla pagina Facebook del Libraio, condotta da Michela
Murgia per l'uscita il 3 marzo del suo nuovo libro 'Questioni
scottanti', pubblicato da Ponte alle Grazie in contemporanea
mondiale con Canada, Usa e UK. Ma la scrittrice prevede "che
qualora l'Ucraina venga occupata militarmente il movimento di
resistenza ci sarà e sarà forte".
Partendo dalle questioni approfondite nelle 670 pagine del
libro che raccoglie saggi d'occasione, interventi e discorsi
sulla letteratura, l'ambiente, il femminismo e l'attualità
scritti dalla Atwood negli ultimi vent'anni, la scrittrice
canadese si è mostrata ancora una volta una lucida e scomoda
testimone dei nostri tempi. Dal grande direttore d'orchestra
Valery Gergiev al quale "si poneva una scelta molto chiara: se
si pronunciava pubblicamente contro la guerra non sarebbe mai
potuto tornare in Russia", al rapporto tra uomo e ambiente,
all'importanza di difendere i valori della democrazia fino alle
utopie e distopie che accompagnano la nostra storia la Atwood ha
lanciato un invito a essere realistici e a non piegarsi mai alla
censura. "Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio ed è
sbagliato fare confusione tra la persona, l'artista e il regime
del suo Paese" ha detto della russofobia che si sta sviluppando
anche in ambito culturale.
Lei lavorerebbe per il governo? "No. C'è un detto in inglese
secondo il quale 'chi paga il musicista poi decide la musica'. E
io la mia musica non la faccio decidere a nessuno. Il mio datore
di lavoro è il mio lettore, la mia lettrice". E sulla messa in
discussione della democrazia: "Ci sono tanti che si sono
sprecati a dire la democrazia non funziona più. Magari ci
saranno dei difetti, ma questi sono i valori che dobbiamo
sostenere e lo vediamo in questi giorni. C'è gente che sta
morendo per quei valori".
Conosciuta per le sue posizioni ambientaliste, delle ipotesi
più catastrofiche ha spiegato: "Mi turberebbe scrivere di un
mondo senza esseri umani, ma è possibile che questo mondo
rimanga senza di loro, basta vedere cosa stiamo facendo agli
oceani e ai mari". Di distopia-utopia la Atwood ha scritto molto
e spiega: "Questi due mondi non sono mai disgiunti. La
dialettica fra utopia e distopia si è mossa attraverso la storia
e il tempo. Abbiamo tanti esempi di mondi e situazioni
cominciati come utopie che poi sono precipitate nella distopia".
La scrittrice pensa anche "che il linguaggio sia intrinsecamente
morale e da questo non si sfugge. L'essere umano pensa in modo
narrativo e le nostre storie sono morali". "L'unica cosa che non
si può imporre a un artista è che cosa scrivere. Nel momento in
cui provano a dettarti che cosa scrivere, il gioco cambia,
diventa censura e io la rifiuto".
Per orientarci nella vita, secondo la Atwood, non ci resta
che uno strumento: "Verificare ogni volta i fatti. Controllare
se ciò che ci dicono o dicono di noi è vero. Tutto il resto sono
grida al vento. Le cose che contano si fondano su verità e
realtà ed è dimostrabile che le donne non sono più stupide e più
deboli degli uomini" sottolinea. (ANSA).
>>>ANSA/Atwood, guerra in Ucraina è salto indietro, al nazismo
In diretta Fb Il Libraio con Murgia, "ma resistenza sarà forte"
