"Amo il cinema e la letteratura
italiana, quando ne parlo la gente rimane sorpresa. Film come
Nuovo Cinema Paradiso è stato una grande ispirazione e mi
commuove sempre perché credo mi sia stato d'aiuto nei nove
giorni terribili della mia malattia". Una Sharon Stone a cuore
aperto, diva e antidiva, è comparsa ieri sera sullo schermo del
palco di Passaggi Festival della Saggistica a Fano (Pesaro
Urbino) in collegamento dalla sua villa di Beverly Hill in
California per raccontarsi e parlare del suo recente libro "Il
bello di vivere due volte" (Rizzoli). Colpita da un grave ictus
cerebrale nel 2001, Sharon Stone, capelli tirati all'indietro a
scoprire il bellissimo viso, è apparsa in tutta la sua
naturalezza. "Ho registrato questo libro in un periodo di
pandemia, a casa, e non l'ho voluto promuovere col sistema di
marketing perché era troppo vero e personale" ha detto
all'inizio. Un accenno di lacrime quando, stimolata da Silvia
Bizio, giornalista di Repubblica in collegamento e sul palco da
Paolo Mereghetti, critico cinematografico del Corriere della
Sera, Sharon Stone ha rivissuto il periodo buio della malattia,
quando proprio le immagini del film di Tornatore passavano nella
sua mente durante la malattia: "Letteratura e cinema italiano
che ho divorato sono stati importantissimi per la mia carriera e
la mia vita". Oggi l'attrice è impegnata nel sociale. "Il lavoro
umanitario è la mia vita. Ho iniziato anni fa quando la mia
vicina di casa ha avuto una gravidanza difficile a causa
dell'Aids. Facemmo una fondazione, poi mi hanno chiesto di
prendere il posto di Elisabeth Taylor all'Amfar (American
Foundation for Aids Research). Penso che i miei film hanno
aiutato la gente a sentirsi meglio ogni giorno, ma il lavoro
umanitario è più importante perché salva vite. Se rimuovessimo i
nostri pregiudizi - ha concluso Sharon Stone - saremo tutti in
un'altra situazione; sarebbe bene che considerassimo solo tutto
ciò che è rilevante. È di questo che parlo nel mio libro".
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