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Marta Dillon, Aparecida

Marta Dillon, Aparecida

Memoria e lotta, storia di una delle fondatrici di Ni una menos

ROMA, 18 maggio 2021, 11:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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MARTA DILLON, APARECIDA (Gran Via Editore, pp.224, 16 euro; traduzione di Camilla Cattarulla). La maternità e la memoria. Il corpo come strumento di lotta e resistenza. La testimonianza viva per contrastare la cultura del patriarcato e la violenza sulle donne. E' una storia delicata e potente quella che Marta Dillon racconta nel suo "Aparecida", libro pubblicato in Italia da Gran Via con la traduzione di Camilla Cattarulla. L'autrice argentina, una delle fondatrici del movimento "Ni una menos", racconta il terribile destino di sua madre, che nel 1976, in piena dittatura militare, viene sequestrata, uccisa e poi sepolta in una fossa comune: i suoi resti saranno recuperati solo trentaquattro anni dopo e infine identificati nel 2010. Dillon, all'epoca solo una bambina, ricostruisce sulla pagina ciò che ha vissuto come sorella maggiore di tre fratellini, con una prosa intima che ha un valore di testimonianza: nel libro, che fonde autobiografia, biografia famigliare, giornalismo letterario e finzione, l'autrice compone il suo incisivo racconto utilizzando materiali eterogenei (documenti giudiziari, poesie, interviste, canzoni, rapporti di polizia, documenti tecnico-scientifici, sogni, descrizioni di fotografie e di filmini casalinghi). "Io sono rimasta attaccata a quell'arco di luce sulla linea del tempo lasciato dall'assenza di mia madre, tornando ai fatti, alle parole, ai gesti, ai silenzi di allora, illuminati per sempre dalla violenta falciatura del suo corpo. Una crociata solitaria portando la sua voce, la sua voce nella mia memoria, come una bandiera", scrive Dillon.
   

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