(di Paolo Petroni)
(ANSA) - ROMA, 07 MAG - ''Belle dame ridevano ripetendo, con
le bocche laccate, 'Manicomio! Manicomio!'. Eleganti giovani
incravattati sghignazzavano e insultavano. La figlia al braccio
del padre tremava e i due non riuscivano quasi a muovere un
passo'', come ricorda Orio Vergani, anche lui davanti
all'ingresso principale del Teatro Valle, dove cento anni fa, il
9 maggio 1921, è terminata da mezz'ora la prima rappresentazione
assoluta dei 'Sei personaggi in cerca d'autore' e gli aspri
scontri verbali tra i sostenitori e i detrattori di Pirandello
divengono anche fisici. Lui, l'autore, apparentemente calmo,
dopo aver salutato gli attori e ringraziato Vera Vergani per non
essersi fatta intimidire e essere arrivata sino alla fine, è
uscito sul retro con la figlia Lietta che vorrebbe spedire a
casa per sottrarla a quel ''burrascoso battesimo'' come scriverà
Arnaldo Frateili, che vede poi Pirandello che all'ultimo si
infila veloce anche lui con la giovane su un provvidenziale taxi
per sfuggire alla gente, che lo ha riconosciuto e lo circonda:
''Giovanotti eleganti lanciavano monetine. E le signore anche,
aprendo in fretta le loro preziose borsette e odo ancora il
rumore del rame sul selciato''.
E' questa la cronaca dell'agitato debutto di un'opera
assolutamente innovativa, che segnerà la storia del teatro e
della letteratura moderna, recitata, finito il primo atto con
gli attori chiamati cinque volte alla ribalta, tra calorosi
battimani e urla con fischi che cercano di sovrastarsi a
vicenda, riscaldando gli animi di chi è entusiasta e di chi si
sente preso in giro dalla novità.
Quattro anni prima, nel 1917, 'Così è (se vi pare)' era stato
un successo, pur essendo un testo che scardinava l'ambientazione
realistica di salotto borghese provinciale presentandosi come un
giallo che non ha però soluzione, perché la donna sulla cui
identità si indaga compare alla fine proclamando ''Io sono colei
che mi si crede'' e il personaggio di Laudisi, alter ego
dell'autore, ride sottolineando :''Ecco a voi signori la
verità''. Questa 'dimostrazione' che la verità non esiste e
ognuno ha la sua verità era ancora legata a fatti concreti,
nasceva da documenti distrutti da un terremoto, da persone che
si dice abbiano perso la ragione. Insomma cause apparentemente
oggettive per il discorso sulla inafferrabilità della verità,
che con i 'Sei personaggi' diventa qualcosa di molto più
esistenziale e psicologico, di più forte e generale, aprendo a
una crisi profonda della coscienza, alla consapevolezza della
molteplicità dell'essere e dei punti di vista all'interno di
ognuno degli spettatori, di ognuno di noi.
Sta in questo la provocazione, lo scandalo di questa
''commedia da fare'', per di più senza né atti, né scene per uno
scontro tra realtà e finzione, tra i sei personaggi che
raccontano il proprio dramma e la compagnia di attori che,
ciascuno a suo modo, vorrebbe rappresentarlo come lo capisce e
interpreta. Le maschere sono nude, come Pirandello intitolerà la
raccolta dei suoi drammi. E' il gioco tra la forma e la
mutabilità della vita, è la scoperta se vogliamo della
relatività novecentesca, esemplificata anche da un bell'aneddoto
sulla prima a New York dei 'Sei personaggi', quando alla fine
arriva ad abbracciare Pirandello in camerino Albert Einstein
proclamando: ''Noi due siamo fratelli'' e dando inizio a una
lunga amicizia.
A premiare la forza rivoluzionaria, in teatro e nella
narrativa, con romanzi come 'Il fu Mattia Pascal' e le
tantissime 'Novelle per un anno', arriverà nel 1934 il Premio
Nobel per la Letteratura. Nel frattempo i 'Sei personaggi' è
diventato un classico. Già pochi mesi dopo la prima romana
alcune repliche fiorentine non creano alcun problema e l'arrivo
dello spettacolo a Milano, il 27 settembre al Teatro Manzoni,
decreta il successo pieno ai 'Sei personaggi in cerca d'autore'
e la critica ne scopre il tragico senso profondo e la riconosce,
come sintetizza Marco Praga su L'Illustrazione Italiana, quale
''opera d'arte di un'originalità rara'' che merita seria
attenzione e interpretazione, mentre sarà con l'allestimento
parigino di Pitoeff che l'eco sarà mondiale, il successo
internazionale. Del resto è proprio col portare la parola in
scena che quei discorsi e dialoghi ritenuti da molti troppo
cerebrali prendono corpo e vita reale, tensione emotiva e
verità. (ANSA).