(di Stefano Ambu)
Il latino che si studia a scuola
è una lingua costruita a tavolino fondata sul greco. E sul
sardo. È la tesi del linguista Bartolomeo Porcheddu esposta
nella sua nuova opera intitolata "Perché la lingua latina
'comune' è un falso storico?". La risposta alla domanda è in 330
pagine, distribuite in 33 capitoli e da 873 note a piè di
pagina. Nel lavoro anche decine di foto, tabelle di riferimento
e cartine geografiche.
"Il latino che si studia oggi nelle scuole - spiega lo
studioso - è il prodotto di una errata interpretazione storica,
poiché tale lingua non è il risultato di una evoluzione naturale
del linguaggio parlato nel Lazio antico dai Romani, diffusosi
dopo la conquista imperiale nel resto dell'Europa occidentale,
ma l'esito di una lingua costruita a tavolino subito dopo
l'occupazione militare da parte dell'esercito romano dei
territori peninsulari in cui erano situate le città della Magna
Grecia (267 a.C.)".
Secondo l'autore la lingua latina sarebbe una forma di
scrittura standardizzata, fatta elaborare dal Senato romano tra
il 267 a.C. e il 240 a.C., anno in cui si è tenuta la
presentazione della prima opera teatrale in lingua latina comune
da parte di Livio Andronico. Ma come nasce questa lingua latina
'comune'? "Come un giocattolo messo insieme da tante Lego
colorate - spiega Porcheddu - in una ipotetica composizione di
tasselli linguistici, ho selezionato quelli rossi presi da una
lingua e quelli blu afferenti ad altro idioma. Nella lingua
sardo-greco-latina ho potuto pertanto individuare la radice blu
di nomi, aggettivi e pronomi appartenenti al sardo e la
flessione di colore rosso degli stessi morfemi nominali di
derivazione greca. Nel colore blu ho riconosciuto le persone
verbali sardo-latine e in quello rosso i costrutti verbali
greci".
In sintesi, secondo l'autore, i Romani hanno applicato alla
radice sarda dei nomi il morfema greco. Per poi distruggere
tutte le prove che porterebbero all'origine della lingua
"comune" sardo-greco-latina. "Le motivazioni politiche di tale
atto - suggerisce Porqueddu - possono essere riassunte in due
parole: i Romani volevano mostrare al mondo una discendenza di
sangue con i Greci e hanno conseguentemente manipolato le fonti
sulla loro origine storica. Considerare il sardo una lingua
neo-latina significa distruggere la storia millenaria della
Sardegna nel Mediterraneo antico prima dell'avvento di Roma.
In questo testo, attraverso centinaia di fonti, svelo le
vicende che hanno contribuito alla costruzione del falso storico
e, andando a ritroso nel tempo, dimostro che le stesse città di
Roma e di Atene sono di fondazione sarda. Quindi ricostruisco le
basi gettanti della civiltà sarda, che, da almeno quattromila
anni prima di Cristo, ha dominato la scena su tutto il Mare
Nostrum. La scoperta di un falso storico millenario potrebbe
farci sorridere, come una di quelle grandi rapine epocali
svelata ai posteri, se non fossimo stati noi Sardi i diretti
interessati e danneggiati".
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