(di Francesco Bongarrà)
"L'INCONGRUA MEMORIA. COMMEMORAZIONE
DI DITTATORI IN PARLAMENTO", A CURA DI LANFRANCO PALAZZOLO,
(NUOVA PALOMAR, PP. 247, € 17,50).
Mentre nelle librerie pullulano i saggi che celebrano il
centenario della nascita del Partito comunista italiano, arriva
sul mercato un piccolo saggio che raccoglie le commemorazioni
del Parlamento italiano dei peggiori dittatori della storia
italiana. Il libro si intitola "L'incongrua memoria.
Commemorazioni di dittatori in Parlamento", ed è a cura del
corrispondente parlamentare di Radio Radicale Lanfranco
Palazzolo.
La raccolta di Palazzolo inaugura la collana Question time
diretta da Pino Pisicchio, e riporta alla luce le commemorazioni
dei dittatori svolte al Senato e alla Camera negli anni peggiori
della "guerra fredda", quando, nemmeno nella DC, nessuno ha
nulla da obiettare all'omaggio fatto nei confronti di regimi
sanguinari come quello di Stalin, celebrato alla Camera e al
Senato nel 1953 mentre giunge a termine la battaglia
parlamentare sulla Legge truffa.
Nell'introduzione, Palazzolo rileva che per il Concordato del
1929, riconosciuto con l'articolo 7 della Costituzione, e anche
per le leggi razziali o le foibe, la nascente democrazia
italiana non ha mai dedicato il minimo spazio di confronto
politico, mentre Stalin, definito da Pertini come personaggio di
"immensa statura", si è arrivati al record di sospendere i
lavori parlamentari per un'ora in segno di lutto. Onore che è
stato negato a Giuseppe Mazzini all'indomani della sua
scomparsa, nel marzo del 1872, alla Camera dei deputati del
Regno; a Vittorio Emanuele III nel gennaio del 1948, poche
settimane dopo la sua scomparsa. E che dire dei pochi minuti
dedicati a Gandhi, dal critico letterario socialdemocratico
Walter Binni, di fronte ad un'Assemblea Costituente silente. In
compenso a Mao Tse-Tung è stata concessa una grande
commemorazione il 28 settembre 1976 alla Camera e al Senato, per
giunta tre settimane dopo la morte.
E la Presidente della Camera Nilde Jotti ha svolto la
commemorazione di Breznev mentre i deputati del Partito Radicale
e del Movimento sociale abbandonavano l'aula dichiarando
apertamente di contestare il ricordo del dittatore che aveva
represso ogni speranza di apertura democratica nel suo paese e
tra gli stati del Patto di Varsavia, come la Polonia di quegli
anni. In molte di queste commemorazioni risuona la voce di
Sandro Pertini che alla morte di Stalin, nel marzo del 1953,
sente "l'angoscia del momento"; da Presidente della Repubblica
invia un telegramma a Belgrado in cui parla di "grande perdita"
dopo la morte di Tito, ma che vuole svolgere in fretta la
commemorazione di "Carlo" De Gaulle, cosi lo chiama, spiegando
in aula che il De Gaulle che preferisce è quello della
Resistenza. Una pagina che molti vorrebbero dimenticare, ma che
oggi torna alla luce nell'ora della celebrazione del Pci.
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