(di Elisabetta Stefanelli)
"Nell'ultimo mese ho parlato con i
colleghi francesi, spagnoli, inglesi, tedeschi, lituani,
brasiliani, americani ed ho constatato che, finito il lockdown,
ripresa la vita quasi normale, i libri hanno preso a crescere in
tutti questi Paesi, in tutte le grandi editorie occidentali: è
finalmente una bella notizia. Non pensano di recuperare tutto
quello che hanno perso quest'anno, ma qualcuno forse riuscirà
persino a farlo e a crescere''. Quindi finalmente tira aria
positiva nel mondo del libro, dopo una stagione difficile e in
vista di un'altra fase che andrà presa con cautela. Lo anticipa
all'ANSA Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del
gruppo Gems.
''Questo fa riflettere - continua Mauri - quando si parla di
distance learning, oggi si è abituati ad accostarlo al digitale,
dimenticando che il libro svolge questa funzione egregiamente da
duemila anni. Il libro lo si usa per evadere, chi deve cucinare
in casa per le ricette, o se si vuole costruire qualcosa, il
libro si adatta a questi grossi mutamenti in cui la gente vuole
capire di più, magari comprando un saggio che ci spieghi cosa
sta succedendo, o anche solo per imparare a fare a casa
qualcosa. Certo, l'agnello sacrificale sono state le guide di
viaggio, ma il resto è andato tutto bene. Si vendono di più
anche anche i libri degli influencer. E Irene Enriques di
Zanichelli mi diceva che vendevano più testi universitari del
solito e non capivano perché. Poi hanno capito: erano chiuse le
copisterie quindi niente fotocopie illegali! ''.
Forse la pandemia, con tutte le teorie contraddittorie e le
fake news, ci ha aiutato a capire l'utilità di un buon libro.
''Questo riguarda sia l'editoria libraria che il giornalismo. La
pandemia ha rivelato ad una parte di italiani quanto fossero
dilaganti le fake news. E' una cosa, del resto, di cui discuto
da sempre. C'è stato un momento in cui eravamo totalmente
ciechi. L'anno scorso alla Buchmesse c'era chi diceva che la
rete garantiva la libertà di stampa, mentre sappiamo benissimo
ora che non garantisce nulla, né nel mondo libero e tantomeno
sotto una dittatura dove li bloccano e basta perché assumersi la
responsabilità dei contenuti costa in termini di esame e ricerca
dei testi''.
Il mondo ora sta vivendo un nuovo momento di difficoltà.
''Questo si ripercuote in particolare sui festival e sulle
presentazioni dei libri. Certo sul digitale non c'è sentimento
di militanza e partecipazione emotiva, ma d'altra parte è anche
vero che questo fatto restituisce tempo ad autori e lettori.
Indubbiamente gli eventi in presenza sono in concorrenza con la
lettura e con la scrittura. Avremo a Natale le novità di tanti
autori di bestseller che hanno avuto parecchio tempo per
scrivere''.
Come sono andate le cose finora dal punto di di vista del
sostegno al mondo del libro? ''Dal punto di vista economico il
governo è stato molto sensibile al mondo del libro. Va bene che
ci vuol poco perché non è una realtà in cui girano tanti soldi,
ma ha fatto ripartire la app 18, ha dato 30 milioni per le fasce
più deboli, ha incentivato le biblioteche ad acquistare libri,
insomma è stato presente''.
Ora bisogna guardare al Natale: ''Da giugno ad oggi il
mercato ha segnato un +10% rispetto all'anno scorso, quindi ha
compensato metà della perdita dei primi mesi. Ora per il Natale
vanno evitati assembramenti, per le librerie si tratta solo di
evitare le ore di punta degli ultimi giorni: bisogna scegliere
quando andare nei negozi, bisogna andare nei momenti più
deserti. Insomma, bisogna fare l'acquisto intelligente per
Natale''.
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