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Emmanuel Carrére, due grandi dolori all' origine della mia opera migliore

Premio Hemingway 2019, amo libri che raccontano realtà

"Ho 61 anni e per una straordinaria fortuna non ho ancora sperimentato i grandi lutti della vita, sono ancora vivi i miei genitori e le persone a me care: confrontarmi con due potenti e devastatrici esperienze del lutto è stato come vivere questo passaggio per procura". Non fa mistero lo scrittore francese Emmanuel Carrère, premio Hemingway 2019 per la Letteratura, che alla base del suo libro "Vite che non sono la mia", di recente ripubblicato per l'editrice Adelphi, ci sono due fatti particolarmente dolorosi. "Continuo a considerarlo il mio libro migliore", ha confessato parlando a Lignano con i giornalisti. "Lo considero tale - ha spiegato - forse perché mi è sembrato di aver reso un 'servizio' decidendo di raccontare tanto dolore, dopo la tragedia collettiva dello tsunami del 2004 alla quale avevo assistito e dopo la tragedia personale della scomparsa di mia cognata, la sorella di mia moglie". Lo scrittore francese, che questa sera riceverà il premio insieme con Franca Leosini, Federico Rampini, Eva Cantarella e Riccardo Zipoli, si è poi soffermato sulla differenza tra realtà e fiction. "Sono un lettore di romanzi e credo nel romanzo - ha detto - ma la realtà è sempre una fonte preziosa di ispirazione, forse perché mi sento più bravo e sicuro con questo tipo di libri". A proposito di 'Limonov', il libro che gli ha assicurato il successo nel 2011, Carrère ha fatto un'altra confessione: "Quando ho cominciato a pensare di scriverlo mi dicevano che era un'idea idiota". La gente gli domandava, "perché scrivere di un piccolo fascista?", ha raccontato. "Adesso ho l'orgoglio professionale di aver identificato questo soggetto - ha aggiunto lo scrittore - e penso che fosse davvero un buon soggetto". Carrère ha risposto anche sul film appena finito di girare, "Le Quai de Ouistreham", interpretato da Juliette Binoche nel ruolo di protagonista e tratto dal libro scritto sotto copertura dalla giornalista Florence Aubenas. Quest'ultima ha finto a lungo di essere una donna delle pulizie precaria. Carrère ha riferito che "l'autrice, ha interpretato dieci anni fa lo stato d'animo dello strato sociale francese in crisi: precari e disoccupati, quelli che sono poi diventati i gilet gialli".

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