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Storia di Bombolo, quasi una favola

Storia di Bombolo, quasi una favola

Esce E poi 'cominciatti' a fa l'attore, prima biografia

ROMA, 19 novembre 2014, 13:31

Alessandra Magliaro

ANSACheck

Bombolo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Bombolo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Bombolo - RIPRODUZIONE RISERVATA

  EZIO CARDARELLI 'E POI COMINCIATTI A FA L'ATTORE' (AD EST DELL'EQUATORE PP.176 E 12,00) L'attore americano Eli Roth, tra i protagonisti di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, stupì tutti qualche anno fa dichiarando che per il suo personaggio nel film che parla italiano non aveva avuto troppe difficoltà. ''Sono cresciuto ad una scuola speciale: la scuola di Bombolo. Ho visto il film di Nando Cicero, W La Foca, ho studiato i più grandi attori della storia del cinema italiano, Bombolo, Alvaro Vitali, Lino Banfi, Lando Buzzanca Volevo incanalare lo spirito di Bombolo in quell'unico gesto. W Bombolo!tzè tzè''. L'omaggio di queste star americane ad uno degli attori simbolo della stagione trash del cinema italiano, quella dei b movie degli anni '70, può forse stupire.
    Ma la storia di Franco Lechner, venditore ambulante di piatti al mercato di Trastevere a Roma, scoperto da Castellacci e Pingitore, fatto debuttare al cinema e poi al Salone Margherita a 40 anni suonati è una di quelle favole davvero curiose.
    Per la prima volta la famiglia dell'attore, morto prematuramente a 55 anni, ha approvato un libro dedicato all'attore. Esce ora in questi giorni con la prefazione di Marco Giusti, critico cinematografico e suo fan. ''Lo avevo adorato sia come Venticello nei polizieschi con Tomas Milian diretti da Bruno Corbucci sia nei grandi film di Pippo Franco diretti da Pier Francesco Pingitore, come Il casinista e L'imbranato, autentici capolavori del genere, dove fa il cognato di Pippo, cattivo come pochi col protagonista'', dice Giusti.
    ''Un libro sulla vita e le opere di Bombolo? Certo che ne abbiamo bisogno. Perché non ci sarà mai più un altro Bombolo nel cinema italiano. E ci mancano le sue battute al punto che già a leggerne di nuove in questo libro ci esaltiamo. Il fatto è che Bombolo non era esattamente un attore, era qualcosa di reale, di pesantemente vitale e scatenato, precipitato nel pieno del teatro e del cinema comico italiano degli anni '70 e primi '80.
    Come un meteorite. Quando arrivò sui nostri schermi, fra tv e cinema, lo riconoscemmo subito: in quel tipo di cinema, si muoveva meglio di tutti. Tra gli ultimi caratteristi italiani - scrive Giusti - è un gigante, fisico e voce impensabili per qualsiasi altro cinema che non sia quello italiano più sporco e sudato. Con una voce inconfondibile e facilmente imitabile dai ragazzini è il caratterista più amato dal pubblico romano.
    Sempre sudato, coi capelli alla bebè come Oliver Hardy, una sola espressione in viso, pronto al pianto isterico e alla battuta pesantissima, più che una spalla per Tomas Milian-Monnezza, Pippo Franco e Cannavale, Bombolo è la presenza più sincera della romanità nel nostro cinema e la verifica che questo cinema è fatto di volti e di voci. Senza Bombolo, Pippo Franco non è più lo stesso, e nemmeno Milian-Monnezza''. Bombolo è sempre stato il suo soprannome; nasce dalla canzone omonima scritta e musicata da Mario Bonavita (Marf) e Vittorio Mascheroni nel 1932 e resa popolare dal Trio Lescano. Quel nome, anche per i ragazzini di oggi grazie alle repliche di quei film, è ancora sinonimo di vicolo romano.
   

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