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Essere e Avere, i bambini di Nicolas Philibert tornano in sala

Essere e Avere, i bambini di Nicolas Philibert tornano in sala

Il regista francese al Biografilm con l'Orso d'oro Sur l'Adamant

ROMA, 10 giugno 2023, 19:35

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Torna in sala dopo 20 anni mantenendo identica meraviglia Essere e avere, il primo successo internazionale di Nicolas Philibert che quest'anno con il documentario Sur l'Adamant ha vinto l'Orso d'oro a Berlino e il cui talento d'autore viene celebrato al Biografilm di Bologna con l'apertura del festival del suo film in anteprima italiana e il premio alla carriera, il Celebration of Lives Award. A riportare in sala dal 12 giugno questo gioiellino che nel 2003 fu un piccolo caso cinematografico in Francia è I Wonder Pictures con la sua divisione I Wonder Classic.

La situazione raccontata da quel film ha oggi delle grandi assonanze, nello slancio poetico e nella delicatezza del racconto, con Il Cerchio, il documentario di Sophie Chiarello che ha vinto il David di Donatello come migliore documentario. Al centro di entrambi i bambini e il loro mondo non contaminato. Se Il Cerchio segue l'intero ciclo elementare di una classe (alla multietnica scuola Di Donato a Roma), Essere e Avere racconta un anno scolastico in un paese sperduto nell'Alvernia, in una delle settemila scuole rurali francesi che raggruppano in un'unica classe e con un unico maestro alunni di diverse età. C'è Jojo che si distrae spesso, Alizè cui piace nascondersi sotto il banco, Nathalie con quella sua aria sempre un po' assente, mentre Olivier è preoccupato per il padre che si dovrà operare di nuovo. Per tutti loro il maestro ha attenzione. Così adori subito questo microcosmo felice. Nicolas Philibert, che da molti anni si dedica al documentario d'autore, ha trovato dopo molti sopralluoghi la classe che faceva al suo caso. E ha cominciato, con una piccola troupe e molta discrezione, a filmare la vita così come scorreva in quella villa fuori villaggio, un luogo caldo, ricco di libri, di strumenti didattici, quasi impermeabile alla natura violenta della zona. Dai dialoghi, dalle lezioni così tradizionali da sembrare rivoluzionarie (le stanghette, l'ortografia rotonda, i capricci dei bambini spenti con fermezza e bonomia dal maestro), dai giochi nella neve, dalla gita nei campi di grano, come in un film di Kiarostami emerge prepotente la vita, la sua essenza, il piccolo grande miracolo della crescita e dell'apprendimento.

"Oggi la scuola è fragile, in difficoltà, i professori sono demotivati, spesso c'è violenza. La scuola non fa altro che riflettere tutti i conflitti della società, del mondo in cui viviamo. Tutti, genitori e no, siamo preoccupati per le sorti della scuola. Questo film - aveva detto giusto 20 anni fa Philibert a Roma - dà un'immagine del mondo della scuola rassicurante. Questi ragazzi, quel maestro ci dicono: non tutto è perduto, per la scuola c'è ancora speranza". Il documentario, presentato all'ultimo festival di Cannes e premiato in varie manifestazioni, non è un tradizionale reportage giornalistico, "non ha copione o piano di lavoro, idee preconcette o messaggi da dare. Semplicemente filma la realtà diventando cinema nel momento in cui va oltre il tema del documentario e affronta qualcosa che diventa simbolo, metafora", aveva detto Philibert che della scuola non ha affatto bei ricordi. Dopo un'iniziale timore, i protagonisti si sono adeguati alle telecamere e hanno agito ignorandole, mentre Philibert era attento a non forzare mai le situazioni. Così, con tutta normalità, si piange, si ride, ci si emoziona, ci si affeziona a questi bambini da plasmare e al suo maestro, una specie di Don Milani francese per cui parità, rispetto per gli altri, cultura, sono ancora valori, conquiste di civiltà da trasmettere a questi bambini che così imparano a diventare grandi. Sono passati 20 anni, la speranza è rimasta tale e le sensazioni, come per il più recente Il Cerchio, sono identiche: proteggere questa saggezza bambina è essa stessa futuro. La stessa I Wonder Pictures distribuirà in sala prossimamente Sur l'Adamant che racconta la vita di persone fragili, quelle che abitano L'Adamant, il centro diurno lungo la Senna a Parigi, una struttura galleggiante che ospita adulti affetti da disturbi mentali. Un lavoro di uno dei grandi documentaristi internazionali che ribalta l'immagine di invisibilità delle persone con disturbi mentali spesso rappresentati in maniera disumanizzante.

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