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Smutniak, in Pantafa la paura essere genitori inadeguati

Smutniak, in Pantafa la paura essere genitori inadeguati

Dal 30 marzo in sala folk horror di Scaringi

ROMA, 28 marzo 2023, 19:27

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

Pantafa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pantafa - RIPRODUZIONE RISERVATA
Pantafa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Quando "la paura ha una base, qualcosa con cui ci possiamo identificare diventa più profonda. Qui ha un volto, un nome, ed è incarnata da una figura femminile, legata a una senso di soffocamento. Ci si accosta così anche al racconto del rapporto fra una madre e una figlia, e a una delle più grandi paure per i genitori, sentirsi inadeguati, non all'altezza. Un tema che il genere consente di affrontare in maniera più diretta e schietta". Lo dice Kasia Smutniak parlando del folk thriller horror di cui è protagonista, Pantafa di Emanuele Scaringi, che dopo il debutto al Torino Film Festival arriva in sala dal 30 marzo in 90 copie con Fandango (anche produttore con Rai Cinema). Il film nasce da una leggenda popolare che in più varianti è presente in molte zone d'Italia e anche all'estero (fra le altre, pantafica nelle Marche e in Abruzzo, fantàsima in Toscana e Umbria, la carcaveja in Piemonte o il kanashibari in Estremo Oriente) su una figura spettrale (a seconda dei racconti prende varie forme, da strega, a gatto nero a gnomo) che si manifesta sul petto di persone dormienti impedendogli di respirare. Spiega l'attrice: "Il punto di partenza è molto reale, le paralisi ipnagogiche (disturbo del sonno che provoca apnee notturne e a volte può causare stati allucinatori) colpiscono circa l'8% della popolazione". Il film "poi ruota intorno a universo femminile: ci sono una madre, la figlia ma anche una signora di un'altra generazione (Betti Pedrazzi) che tramanda il proprio sapere". Al centro del racconto c'è Marta (Smutniak), mamma single, inquieta e ribelle che porta la figlia Nina (l'esordiente Greta Santi), affetta da paralisi ipnagogiche a vivere in un paesino delle montagne abruzzesi, Malanotte, sperando che l'aria salubre e i ritmi più lenti aiutino la piccola a guarire. Gli abitanti del paesino però accolgono le 'forestiere' con diffidenza e in giro non si vedono bambini, perché si teme diventino vittime della pantafa, strega che opprime e si impossessa dei più piccoli. A cercare di difenderla, c'è Orsa (Pedrazzi). "Marta è un personaggio complesso e inquieto, ha un rapporto difficile con la maternità, ha paura di essere madre - spiega Kasia Smutniak - . E' una donna che non si sente all'altezza, si sente giudicata dalla società per il modo in cui svolge il suo ruolo. Porta la figlia in questo paesino per aiutarla, ricominciare una nuova vita ma forse anche per scappare". Il film vuole essere anche "una critica a un modello di società nel quale si esige la perfezione", aggiunge Emanuele Scaringi, già regista di La profezia dell'Armadillo, e di serie come Bangla, al lavoro su vari altri progetti, da "una serie sul totonero a un film su Donato Bilancia, tratto dal libro di Ilaria Cavo". Il racconto ha convinto anche il produttore Domenico Procacci, che qui per la prima volta nei 33 anni della Fandango realizza un horror. Per Kasia Smutniak la sfida più grande è stata proprio "confrontarsi con la paura tutti i giorni". Nella vita qual è invece la sua paura più grande? "Il futuro, per tutto quello che stiamo vivendo".

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