In una spettrale e credibile Bari anni Cinquanta c'è un giovane studente che si ritrova, da un giorno all'altro, a frequentare le enormi banconote da diecimila lire dell'epoca conservate dal padre in una spartana cassetta di ferro. Come mai tutta questa disponibilità? Perché ora questo ragazzo di 26 anni si può permettere vestiti di lusso e frequentare il più esclusivo bordello di Bari? A tutte queste legittime domande risponde PERCOCO IL PRIMO MOSTRO D'ITALIA che racconta una storia vera accaduta nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1956 nel capoluogo pugliese. Qui Franco Percoco (Gianluca Vicari), studente proveniente da una famiglia piccolo-borghese, compie la prima strage familiare nella storia d'Italia del Novecento, uccidendo con un coltello da cucina sia entrambi i genitori che il fratello minore. Convivrà poi con i loro cadaveri in casa per dieci lunghi giorni. A firma di Pierluigi Ferrandini e prodotto da Altre Storie con Rai Cinema, il film passato oggi al Bif&st e in sala dal 13 aprile, sempre con Altre Storie, è tratto dal romanzo omonimo di Marcello Introna edito da Mondadori. Nel cast Giuseppe Scoditti, Rebecca Metcalf, Federica Pagliaroli, Laura Gigante, Francesca Antonaci, Fabrizio Traversa, Antonio Monsellato, Pinuccio Sinisi, Raffaele Braia, Pietro Naglieri con le partecipazione straordinarie di Chiara Scelsi Elena Cantarone e Michele Mirabella. "Di fondamentale importanza, per sviluppare i vari aspetti del mio film, pur rimanendo rigorosamente nel 'realmente accaduto', è stato l'accesso a tutto il materiale giudiziario e investigativo custodito presso l'Archivio di Stato a Bari - sottolinea il regista- . Ho così potuto constatare come l'intreccio della vera vita di Franco Percoco sia puntellato da una serie ragguardevole di elementi, narrativi o simbolici, che sembrano concepiti ad arte per confezionare un true crime psicologico. Ovvero, un alibi plausibile - la vacanza della famiglia alle terme di Montecatini come avveniva ogni anno; una casa libera con una stanza inaccessibile; un'insolita e notevole quantità di denaro che consentirà a Franco di vivere, anche se per poco, la vita che desidera". Nel film, spiega ancora Ferrandini, "l'arco temporale è ristretto ai soli giorni immediatamente successivi al misfatto, i giorni felici e dannati che lui trascorse 'solo' in casa - prima che i corpi venissero scoperti - e che si conclusero con una fuga disperata a Ischia. In ognuno di quei giorni, Franco proverà a vivere le mirabili gioie del suo tempo, quello del boom economico appena esploso a Bari, ma qualcosa lo riporterà continuamente ai miserabili momenti che hanno preceduto questo idillio, rivelandoci lentamente l'esistenza di un altro piano di verità. La scelta di comprimere il tempo della storia, a mio avviso, potenzia l'effetto noir in essa contenuto, offrendomi la possibilità di presentare allo spettatore prima il bravo ragazzo per poi rivelare, successivamente, il 'mostro' che si cela nei meandri della sua mente". Tra le scene più belle di questo film quello che vede il protagonista nel tentativo di isolare in qualche modo la camera da letto dei genitori ormai con i corpi in avviata putrefazione. Il ragazzo prepara, con cura meticolosa, un nastro isolante da mettere sulla porta arricchito da batuffoli di ovatta impregnati di profumo. Franco Percoco sa bene che l'unica pecca del suo delitto perfetto viene proprio da lì, da quel cattivo odore che indica inequivocabilmente il suo terribile delitto.
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