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Niasari, Shayda, mia lettera d'amore a donne iraniane

Niasari, Shayda, mia lettera d'amore a donne iraniane

A Sundance film da storia vera su coraggiosa mamma

ROMA, 26 gennaio 2023, 19:53

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Più di tutto "questo film è una lettera d'amore alle madri e figlie, alla cultura, alle ragazze e le donne coraggiose dell'Iran". Lo spiega Noora Niasari, cineasta nata in Iran e cresciuta in Australia, introducendo al Sundance Film Festival, dov'è in concorso nella sezione competitiva World Cinema Dramatic, SHAYDA, la sua opera prima ispirata dalla storia di coraggio della madre. "Non avrei mai immaginato che il mio film debuttasse mentre in Iran è in corso una rivoluzione guidata dalle donne - aggiunge la regista -. Spero che Shayda possa far brillare una luce sulla battaglia per la libertà, sulle donne iraniane e su tutte le donne". Al centro del racconto, costruito unendo al dramma famigliare accenni di thriller psicologico, c'è Shayda (Zar Amir-Ebrahimi, vincitrice nel 2022 della Palma d'oro come miglior attrice per Holy Spider), giovane iraniana madre di Mona (Selina Zahednia), bambina di sei anni, che in Australia, trova il coraggio di lasciare il marito violento, Hossein (Osamah Sami), studente di medicina all'università di Brisbane. La donna chiede il divorzio e trova rifugio in una casa per le donne maltrattate. Madre e figlia devono ricostruire il proprio quotidiano, trovando nuovi spazi di libertà pur dovendosi nascondere ed entrando anche in conflitto con la propria famiglia in Iran che colpevolizza Shayda. Per lei che dal marito ha subito varie forme di violenze fisiche, torna la paura, quando a Hossein, durante le procedure di divorzio, viene concesso il diritto di vedere Mona una volta a settimana.     Occasione che la giovane donna teme Hossein sfrutti per rapire la figlia e tornare con lei in Iran. Una paura giustificata visto che l'uomo, pur essendo a tratti anche un padre affettuoso, utilizza Mona, che è stata testimone in parte delle violenze contro la mamma, per ottenere informazioni sulla vita della moglie, che pian piano si sta riavvicinando alla vita, anche grazie al supporto di Joyce (Leah Purcell) che dirige la casa rifugio e alle altre donne ospitate. Un'esistenza nuova, quella di Shayda, che Hossein, arrivato a un punto di rottura, non può accettare. "Io sono nata in Iran e cresciuta in Australia con la mia mamma iraniana - spiega Noora Niasari, che mette in scena il racconto con un tono sobrio e coinvolgente, arricchito delle intense performance degli attori -. Quando avevo 5 anni lei ha sacrificato tutto, la famiglia, il suo legame con l'Iran, il suo posto nella comunità per proteggerci, per vivere la vita in libertà e insegnarci il coraggio e la resilienza. Cinque anni fa ho chiesto a mia mamma di scrivere un memoriale per colmare i vuoti nei miei ricordi da bambina e da quello è nata la prima versione della sceneggiatura. Per quanto Shayda sia ispirato ad una storia personale parla all'esperienza universale di trovare il coraggio, la libertà, di essere una donna e una madre, di trovare la luce nel periodo più oscuro"

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