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Cajkovskij e il mistero della moglie

Cannes

Cajkovskij e il mistero della moglie

Serebrennikov unico russo in corsa con la storia della Miljukova

ROMA, 14 maggio 2022, 15:23

di Francesco Gallo

ANSACheck

Cannes: Cajkovskij e il mistero della moglie - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cannes: Cajkovskij e il mistero della moglie - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cannes: Cajkovskij e il mistero della moglie - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Ho riflettuto molto su me stesso e sul mio avvenire, col risultato che d'ora in avanti penserò seriamente al matrimonio. Mi sembra che le mie 'inclinazioni' siano un ostacolo gravissimo e forse insormontabile perché io possa esser felice. Per farla breve: con un matrimonio vorrei chiudere la bocca ad ogni sorta di gente che disprezzo, che non tengo in nessun conto, ma che, tuttavia, può far soffrire persone a me dilettissime". A parlare così era un grande russo come Petr Ilic Cajkovskij in una lettera al fratello Modest dell'autunno 1876. Le 'inclinazioni' a cui fa riferimento il musicista sono la sua omosessualità nascosta, qualcosa di imperdonabile allora, che andava sanato con un matrimonio di convenienza. Quello appunto tragico che si trovò a fare con Antonina Miljukova che è al centro di TCHAIKOVSKY'S WIFE di Kirill Serebrennikov, unico film russo in concorso al Festival di Cannes (17 - 28 maggio).

E ancora il musicista, compulsivo grafomane (sembra che si possano annoverare a lui ben 12.000 lettere) alla sua storica protettrice, la baronessa Von Meck: "Un giorno mi arrivò una lettera da una ragazza che avevo conosciuto di sfuggita qualche tempo prima. Da quelle righe risultava che da un gran pezzo era innamorata di me. L'accento di quella lettera era così sincero che mi decisi a rispondere, cosa che fino allora, in casi simili, avevo sempre evitato di fare". Dopo una breve frequentazione con la donna, la bella Antonina Miljukova, il musicista spiega ancora nella lettera: "Mi vidi così posto dinnanzi a un grave dilemma: o serbare la mia libertà a prezzo di una vita umana, oppure sposarmi. Era dunque soltanto questa la scelta possibile. Mi recai dunque una sera dalla mia futura sposa e le confessai apertamente che non l'amavo, ma che intendevo esser per lei un grato, devoto amico. Le descrissi con assoluta franchezza il mio carattere, le dissi quanto fossi irritabile, poco socievole, le parlai infine della mia situazione economica. Solo allora le domandai se voleva diventare mia moglie. Com'era da prevedere, rispose affermativamente". Da allora: "Gli spaventosi tormenti che ho sofferto a partire da quella sera non si possono descrivere. È comprensibile: arrivare a trentasette anni con un'innata avversione per il matrimonio e trovarsi poi tutt'a un tratto nella condizione di fidanzato, per colpa delle circostanze e senza neppure amare lontanamente la propria sposa, è terribile. La ragazza si chiama Antonina Ivanovna Miljukova, ha ventott'anni ed è assai carina. Le mie nozze avranno luogo nei prossimi giorni. Dio solo sa quello che avverrà poi".

Non si sa cosa racconterà di questa donna Serebrennikov, artista d'avanguardia russo: anche se questo film si annuncia almeno alla vigilia trasgressivo, certo la vita di Antonina sembra scritta per un'opera di Verdi. Intanto il matrimonio con Cajkovskij durò solo sei settimane, ma la donna non accettò mai la separazione dal musicista, immaginando fosse dovuta più alla sua famiglia che a lui. A causa delle rigide norme sul divorzio nella Russia imperiale, i due rimasero legalmente sposati fino alla morte di Cajkovskij nonostante si fossero aperte delle possibilità di rompere il legame. L'unica base legale era l'adulterio, Antonina avrebbe dovuto spergiurare di essere infedele, cosa che non fece mai nonostante le fosse stata attribuita una vita dissoluta fino alla prostituzione (come si vede nel film L'ALTRA FACCIA DELL'AMORE di Ken Russel). Comunque nel marzo 1881 Antonina diede alla luce un bambino fuori dal matrimonio. Cajkovskij aveva ora motivi legali per il divorzio, ma non agì per paura di imbarazzanti rivelazioni e continuò a mandarle un'indennità regolare, che potrebbe aver contribuito a comprarle il silenzio. Negli anni successivi, la coppia si incontrò brevemente solo un paio di volte. Sopravvissuta a Cajkovskij di 24 anni, la donna ha trascorso gli ultimi venti di loro in un manicomio. Dopo la morte del musicista Antonina dettò le sue memorie. In questo scritto, mai pubblicato, secondo lo studioso di Cajkovskij, Alexander Poznansky, la donna si mostra ingenua, superficiale e non molto intelligente. Al di là di una sua eventuale malattia mentale le memorie rivelerebbero invece una donna ancora devota alla memoria di suo marito e alla sua grandezza.

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