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Brainwashed, la donna oggetto 'disegnata' a Hollywood

Brainwashed, la donna oggetto 'disegnata' a Hollywood

Docu di Menkes da Sundance a Barlino. Viaggio in 175 clip

ROMA, 01 febbraio 2022, 18:49

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La donna e il corpo femminile rappresentati costantemente nei film, anche capolavori, dallo sguardo maschile e per lo sguardo maschile: "Una visione alla quale ci siamo assuefatte anche noi donne, tanto da averci fatto il lavaggio del cervello". E' l'immagine, che una delle autrici più rispettate del cinema indie Usa, Nina Menkes, ricompone attraverso 175 clip, dal 1896 ad oggi, con titoli come Metropolis di Lang, La magnifica preda di Preminger, La donna che visse due volte di Hitchcock, Blow Up di Antonioni, Toro Scatenato di Scorsese, Blade Runner di Scott e Blade Runner 2049 di Villeneuve, nel documentario Brainwashed - Sex - Camera - Power che dopo il debutto al Sundance Film Festival sarà al Festival di Berlino nella sezione Panorama. "Uomini e donne sono filmati in maniera molto diversa - spiega la regista che isa come filo narrativo una sua 'lectio' di grande successo sul tema -. Vedo un chiaro legame tra questa visione di cinema, le discriminazioni delle donne sul lavoro soprattutto nell'industria cinematografica e un clima generale permeato da molestie e abusi sessuali". Il viaggio è arricchito dai commenti di studiose di cinema, cineaste come le pluripremiate autrici indie Eliza Hittman, e Julie Dash ma anche Catherine Hardwicke passata dai film indie (Thirteen) ai blockbuster (Twilight); la sceneggiatrice e produttrice vincitrice di due Emmy Joey Soloway (Six Feet under, Transparent), Rosanna Arquette, e lavoratrici o artiste che a Hollywood sono state vittime, a diverso livello, di ritorsioni, molestie e abusi. Si disegna in modo chiaro gli schemi ricorrenti utilizzati nel rappresentare le donne: "Scelte deliberate, anche se non sappiamo quanto consce o inconsce" aggiunge Nina Menkes. Così ritroviamo il corpo femminile mostrato spesso 'a pezzi' con primi piani di fondoschiena, seni e labbra (da La donna che visse due volte di Hitchcock a America oggi di Altman), riflesso dello "sguardo attivo di un uomo su una donna passiva". Invece il corpo maschile, anche nei rari casi nei quali in scena è nudo, in genere viene mostrato a figura intera: "un modo per rappresentarne comunque il potere". Tecniche come lo slow motion, si usano per le le donne soprattutto per illustrarne in dettaglio il corpo, mentre per gli uomini in scene di azione e guerra (entrambi presenti, tra gli altri, in 300 di Snyder). "La disseminazione di questo tipo di riprese è come un'ipnosi collettiva su come il potere maschile tragga piacere - nota Joey Soloway - E' propaganda per la patriarchia". Un tipo di racconto che passa anche attraverso corpi femminili nudi o che si spogliano già sui titoli di testa (tra gli altri, Barbarella di Vadim, Eyes Wide Shut di Kubrick) o il modo nel quale le donne vengano illuminate: mentre gli uomini abitualmente sono ripresi in modo realistico, delle donne sono spesso nascosti effetti del tempo o imperfezioni, perché "le donne non possono invecchiare" e "siamo condizionati a presentarle sempre in una certa luce" sottolinea Catherine Hardwicke, anche nei superhero movie. Una visione cha causa la difficoltà per attrici over 50 di trovare ruoli di rilievo, come racconta Rosanna Arquette: "Capita spesso purtroppo e mi dà una grande tristezza perché amo lavorare". Queste scelte "nutrono la disistima delle donne verso di se' in una maniera che non è insignificante - spiega Nina Menkes -. Quello che gli uomini considerano bellezza influenza il nostro rapporto con il mondo in generale". Una visione che a Hollywood ancora non cambia anche per le scarse chance date alle registe (stando a una ricerca, nel 1998 tra i 250 film Usa principali della stagione, il 9% era diretto da donne, nel 2018 la percentuale era dell' 8%), e la bassa presenza femminile fra produttori, distributori e altri professionisti del set. Così spesso nei film, inoltre, non sono mancate scene nelle quali i personaggi femminili pur dicendo no a un bacio o a un rapporto sessuale, dopo essere state in qualche modo forzate, cedono 'serenamente' (come in Blade Runner). Menkes comunque cita anche qualche autore in grado negli anni di dare visioni diverse, tra i quali Gus Van Sant in Belli e dannati e dopo il #metoo, sottolinea, stanno trovando spazio più autrici amate da pubblico e critica, capaci di dare alle donne uno sguardo attivo, da Una donna promettente di Emerald Fennell a Ritratto della giovane in fiamme di Celine Sciamma.

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