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Il pranzo di Papa Francesco tra i poveri di Palermo

TFF

Il pranzo di Papa Francesco tra i poveri di Palermo

Bergoglio nel docu di Scimeca: "Vorrei una Chiesa povera per i poveri"

ROMA, 24 novembre 2021, 13:29

di Claudia Fascia

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Il pranzo di Papa Francesco tra i poveri di Palermo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il pranzo di Papa Francesco tra i poveri di Palermo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il pranzo di Papa Francesco tra i poveri di Palermo - RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PRANZO DI FRANCESCO di Pasquale Scimeca e Luca Capponi è un film documentario per certi versi classico e con uno sguardo laico. Fuori concorso alla 38/ma edizione del Torino Film Festival, in realtà il film ha come nucleo centrale la cronaca di un pranzo di Papa Francesco tra i poveri della Missione di Speranza e Carità di Palermo, nel settembre del 2018. A questo si aggiunge una serie di interviste di persone assistite in questo centro, di volontari che operano alla Missione di Speranza e Carità, e filmati di repertorio su povertà, guerra, migrazione e sul sempre più radicato rapporto della Chiesa con altre religioni. E tutto questo nel segno di una frase del Papa detta a inizio film come incipit: "Come vorrei una Chiesa povera per i poveri".

Tra i tanti temi de IL PRANZO DI FRANCESCO, una produzione Arbash con Rai Cinema, oltre povertà, emarginazione, anche malattia e carcere, ovvero ancora gli 'scarti' di una società del benessere che rifiuta il dolore. Oltre alle immagini inedite del Papa che mangia con vettovaglie di plastica insieme a poveri di tutto il mondo, tante nel docu le testimonianze di questi stessi poveri che il Papa a un certo punto descrive come " i veri banchieri di questa società perché gli unici a dare, rispetto a quello che ricevono, un reale interesse". "Lo Stato nazionale - sottolinea poi nel film Papa Bergoglio - non è più in grado di procurare da solo il bene comune alle sue popolazioni. Il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l'umanità". Mentre sulle carceri dice sempre a Palermo: "Ogni volta che entro in un istituto penitenziario mi domando 'Perché loro e non io? Il carcere non dev'essere una punizione, ma una rieducazione. Non c'è pena valida senza speranza".

"Sono profondamente un laico con una fede che va e viene come capita a molti e questo mio lavoro - dice Pasquale Scimeca all'ANSA - è soprattutto un gesto d'amore verso Papa Francesco che ritengo sia attualmente l'unico leader mondiale capace di parlare a tutti anche a chi non crede. Un uomo che è riuscito a far scendere la Chiesa tra tutti noi e a parlare agli uomini del terzo millennio indicando all'umanità strade in un momento di non ritorno in cui l'uomo sta distruggendo la barca su cui naviga". Cosa ha impressionato Scimeca di Papa Francesco? "Mi hanno colpito i suoi occhi sorridenti mentre andava incontro ai suoi amati poveri. E poi la scelta di chiamarsi Francesco - continua il regista - è una cosa non da poco, un impegno a rappresentare un uomo che era per la pace e aveva scelto di essere povero". Perché questo titolo? "Nasce dal fatto che il film preferito del Papa, come ha più volte dichiarato, è IL PRANZO DI BABETTE. E questo perché attorno a un tavolo conviviale vengono fuori le vite delle persone. Allora perché non chiamare questo lavoro IL PRANZO DI FRANCESCO?". Scimeca, nato nel 1956 in provincia di Palermo e autore, tra l'altro, di PLACIDO RIZZOTTO, comunque è già al lavoro: "Sto per fare un film sul giudice Cesare Terranova, il primo che ebbe il coraggio di mettere sotto inchiesta i Corleonesi".

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