Una storia ai margini, un racconto
sull'invisibilità e l'umanità, un film capace di toccare lo
spettatore: Nomadland, vincitore al Golden Globe come miglior
film drammatico accelera la corsa all'Oscar e dopo aver fatto la
storia stanotte potrebbe farla anche il 25 aprile nella notte
dell'Academy. Non solo per la bellezza del film e il tema che
porta dentro ma per essere diventato simbolo di quella svolta su
diversità e inclusione che fa del 2021 l'anno sperato del
cambiamento. La regista è Chloe Zhao al terzo film (Songs my
Brothers Taught me, The Rider - Il sogno di un cowboy), il
quarto già è catapultato tra i blockbuster, The Eternals dai
fumetti Marvel: è nata a Pechino e dopo essere stata la prima
regista donna, per giunta di origine asiatica, a vincere per la
regia ai Golden Globe dal 1984,potrebbe fare il bis agli Oscar,
espugnando una fortezza ancora tutta maschile.
La corsa è cominciata al Lido dove la giuria presieduta da Cate
Blanchett ha assegnato a Nomadland il Leone d'oro di Venezia 77,
quinta regista nella storia del festival, poi altri importanti
riconoscimenti internazionali, fra i quali il People Choice a
Toronto, due Gotham Awards (miglior film e Audience Award) e tre
Satellite Awards (miglior film, miglior regista e migliore
attrice). Ai Golden Globe Nomadland aveva ottenuto le nomination
anche per la migliore attrice (Frances McDormand) e la miglior
sceneggiatura (Chloé Zhao). Tratto dal libro della giornalista
Jessica Bruder (Edizioni Clichy), prodotto tra gli altri dalla
stessa premio Oscar McDormand, Nomadland racconta la vicenda di
Fern (McDormand), una donna di 60 anni che, dopo il collasso
economico di una cittadina mineraria nel Nevada, fa i bagagli e
parte col suo camper minimale per una vita on the road da
moderna nomade, con pochissimi mezzi, come tanti che
sopravvivono così in America. Nel film ci sono anche loro, i
veri nomadi Linda May, Swankie e Bob Wells, che fanno da mentori
e compagni in un viaggio nell'Ovest americano.
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