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Elio Germano sognatore sull'Isola delle rose

Elio Germano sognatore sull'Isola delle rose

Su Netflix dal 9/12 il film di Sibilia tratto da una storia vera

ROMA, 27 ottobre 2020, 21:34

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Finalmente arrivano i tempi moderni anche al cinema e c'è chi si ispira a una voce di Wikipedia scoperta random. ''Stavo cercando una voce scientifica per 'Smetto quando voglio 2' quando mi sono imbattuto in 'L'isola delle rose' e ho così scoperto questa cosa straordinaria che non conoscevo". A parlare così, a ottobre dell'anno scorso, Sydney Sibilia a Malta, sul set acquatico più grande d'Europa dove si girava 'L'incredibile storia dell'isola delle rose', ovvero il racconto di quella piattaforma di fronte a Rimini, fuori dalle acque territoriali, che nel 1968 divenne un vero e proprio stato indipendente che incarnò il sogno di una generazione, quella che 'non voleva morire democristiana'. Su questa piattaforma, ricostruita nei minimi particolari nell'enorme vasca dei Malta Film Studios (91 x 122 metri) ai confini del mare con una prospettiva infinita sull'acqua, si assistette allora al dialogo chiave, in stretto dialetto bolognese, tra Giorgio Rosa (Elio Germano), il visionario ingegnere che fondò l'isola con tanto di acqua potabile, e Gabriella (Matilda De Angelis), che diventerà moglie e compagna di una vita. Un dialogo fatto ripetere dal regista salernitano fino all'ossessione: lui a lei con orgoglio: "Vengono ormai tutti qui a buttare i loro abiti, camicie, cravatte. Potrebbero farlo dappertutto, ma lo fanno qui forse perché è più liberatorio". Poi la richiesta alla donna di restare per la notte sull'isola. E Gabriella che replica con sospetto: "Ma non stai con la barista, la Marisa che è incinta?". E Giorgio nega anche quando Gabriella gli dice che sta per sposarsi, ma si capisce che tra i due c'è qualcosa che li porterà lontano. Il film, co-produzione internazionale di Groenlandia e Netflix (sarà su questa piattaforma dal 9 dicembre) e scritto dallo stesso regista con Francesca Manieri, racconta appunto la storia vera di Giorgio Rosa e dello stato indipendente che fondò nel 1968 al largo di Rimini. Una mini nazione che incarnò alla stesso tempo la sua utopia e il sogno di una generazione. Un sogno durato poco perché la Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose fu fatta brillare l'11 febbraio del 1969 dallo Stato Italiano. "Certo - dice il regista - per documentarmi ho incontrato Giorgio Rosa che, saputo del film, ha detto che non gli faceva per niente piacere, ma credo invece fosse contentissimo che parlassimo della sua utopia. La nostra versione della storia, va detto, ha le sue libertà e molte cose le abbiamo riempite con la nostra fantasia. E questo in un film che parla soprattutto di libertà e di come questa spaventi". E ancora Sibilia: "Sergio Rosa costruisce l'isola a costo zero con tubi telescopici di suo brevetto. E questa piattaforma diventa subito un successo in tutta Europa e raccoglie hippy che vengono da ogni parte del mondo. Una cosa che vide anche l'intervento della politica, sia da parte dell'allora presidente del Consiglio, Giovanni Leone (Luca Zingaretti), che del ministro degli Interni, Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio)". Perché proprio questa storia? "Mi affascinava, dopo tanti film corali, la forza della vicenda personale di un uomo geniale, un proto-nerd, che si era anche costruito un'auto da solo utilizzando come sedili il divano di casa". Girato per meno della metà a Malta e poi tra Strasburgo, Roma e Bologna, il film "è fondamentalmente una commedia in cui si ride"

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