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Denzel Washington, mio figlio John David si fa strada

Denzel Washington, mio figlio John David si fa strada

Incontro streaming con Levinson a Toronto, Boseman anima gentile

ROMA, 18 settembre 2020, 20:13

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

Denzel Washington © ANSA/EPA

Denzel Washington © ANSA/EPA
Denzel Washington © ANSA/EPA

Sarà "una bella e delicata storia d'amore e di perdita" il quarto film da regista di Denzel Washington (dopo Antwone Fisher, The Great Debaters - Il potere della parola e Barriere). L'ha detto l'attore, due volte premio Oscar, al Toronto Film Film Festival dov'è stato protagonista di una conversazione online con Barry Levinson, nella quale hanno condiviso aneddoti e riflessioni sul loro percorso nel cinema e non solo. Nonostante non abbiano mai lavorato insieme, a unirli c'è il rapporto con la casa di produzione Bron Studios, che compie dieci anni, e la recente collaborazione tra i loro figli.
Infatti Sam Levinson (Euphoria), uno dei più originali e provocatori sceneggiatori e registi emergenti a Hollywood, ha diretto il figlio di Denzel, John David Washington (protagonista di Tenet) e Zendaya, nel primo film girato applicando i protocolli anticovid negli Usa, la storia di coppia Malcolm & Marie, che Netflix ha appena acquisito per 30 milioni di dollari.
"E' un bellissimo film - commenta Levinson, raccontando come il figlio Sam si sia appassionato al cinema fin da piccolo, quando il padre lo portava con se' in sala di montaggio - e John David offre una performance meravigliosa, devi essere orgoglioso di lui, Denzel". Washington si dice molto fiero del figlio "e della strada che si sta facendo" anche se "io sono stato l'ultimo in famiglia a capire che volesse essere un attore. Forse perché stava avendo una carriera fortunata nel football, era arrivato, all'Nfl. Stava vivendo un sogno che avevo avuto anch'io. Invece lui voleva essere come il suo papà".
Washington che da anni promuove e sostiene decine di programmi benefici negli Usa e nel resto del mondo, molti dei quali anche per favorire il diritto allo studio per le fasce di popolazione più disagiate (ad esempio il Boys' and Girls' Clubs of America), aveva anche pagato (come rivelato dalla star di Black Panther) la retta per gli studi di recitazione di Chadwick Boseman, scomparso prematuramente per un tumore: "Era un uomo gentile, aveva un'anima gentile e un grande talento. Lo avevo incontrato insieme al regista Ryan Coogler, alla prima di Black Panther - racconta Washington -. Durante il film mi ero commosso, vedendo questa nuova generazione che si stava facendo avanti". Washington sta anche programmando il suo ritorno al teatro: "E' fissato per il 2023, con Scott Rudin (produttore cinematografico e teatrale, ndr) abbiamo avuto grande successo in passato e ora stiamo valutando un po' di idee... a lui piace Coriolano".
Barry Levinson intanto ha già pronto il suo nuovo film, Harry Haft con Ben Foster, sulla storia vera di un pugile ebreo polacco internato in campo di concentramento durante la II Guerra Mondiale, costretto a combattere contro altri prigionieri per divertire le guardie: "Abbiamo girato la scorsa estate in Ungheria - spiega il regista -. La sceneggiatura mi ha affascinato, c'è l'esplorazione di quel trauma da un punto di vista che non avevo mai visto prima". Il cineasta che ha iniziato la sua carriera in tv, ha sempre continuato a scrivere, produrre e dirigere, anche per il piccolo schermo. Tra i successi degli ultimi anni, You Don't Know Jack - Il dottor morte (2010) su Jack Kevorkian (interpretato da Al Pacino), medico che praticava la morte assistita; la serie Shades of Blue con Jennifer Lopez e il film tv 'Paterno' (2018) sempre con Pacino, sul celebre allenatore di football universitario, accusato di aver coperto gli abusi sessuali su minori compiuti da un suo viceallenatore: "Prima si scrive la storia poi comprendi per quale mezzo sia più adatta - spiega Levinson -. Le piattaforme non spariranno, anzi probabilmente cresceranno.
Penso resterà sempre anche una componente di cinema in sala ma credo che lo storytelling più accattivante oggi si trovi in tv.
E da un lato è una sfortuna. Io ancora mi ricordo quando ho visto Psycho al cinema e insieme ad altre 2000 persone, al momento della scena della doccia, ci siamo ritrovati tutti a urlare. E' un'esperienza senza prezzo che penso stia iniziando a sparire; ma tutto evolve e la cosa più importante è realizzare i progetti a cui tieni".

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