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Miriam Leone, tre volte bad girl, ma solo per caso

Miriam Leone, tre volte bad girl, ma solo per caso

L'attrice, io cattiva nel film di Corapi, in 1992 e Diabolik

ROMA, 08 giugno 2020, 20:12

Francesco Gallo

ANSACheck

L 'amore a domicilio - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'amore a domicilio - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'amore a domicilio - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Quando trovo un personaggio con luci e ombre, con forti contrasti, lo voglio sempre fare, mi piacciono questi ruoli, ma mi sono capitati poche volte in questi anni. Sicuramente sono una bad girl in questo film in cui interpreto Anna, e poi lo sono stata nei panni di Veronica Castello nelle serie tv 1992 e 1993". Così Miriam Leone - che non fa nessun accenno invece alla sua Eva Kant in 'Diabolik' dei Manetti Bros - in conferenza stampa in remoto per presentare il film di Emiliano Corapi, L'amore a domicilio, già al Bif&st - Bari International Film Festival e dal 10 giugno su Prime Video.

E aggiunge la Leone, bella, senza alcun vezzo, e altrettanto intelligente: "Queste cattive ragazze che mi è capitato di interpretare sono tutti personaggi che mi affascinano per la loro scelta di prendere sempre la via sbagliata, anche perché forse sono le donne più lontane dal mio carattere. Ma questo in fondo è il bello del cinema". Classe 1985 e Miss Italia nel 2008, l'attrice nel film di Corapi è appunto Anna, una ragazza che si ritrova agli arresti domiciliari a Roma per rapina. Una donna comunque piena di iniziativa che, quando incontra per strada Renato (Simone Liberati), triste assicuratore che vive in un triste appartamento con il padre ancora più triste, non manca di avere una storia con lui, forse solo per interesse. Una cosa che creerà un vero e proprio terremoto nel bravo ragazzo, del tutto impreparato ad avere una relazione con una donna così bella che non avrebbe mai immaginato di potersi permettere. Renato ha però dalla sua il fatto che la sua bella Anna, costretta in casa com'è, non ha occasioni di incontro con altri uomini.

"Per prepararmi al personaggio di Anna, a questo animale in gabbia che ringhia sempre, sono tornata ai ricordi della mia infanzia a Catania quando studiavo dai benedettini e incontravo dei personaggi immaturi, poco smaliziati a cui alla fine mi sono ispirata", dice l'attrice di questo film girato e ambientato a Roma. Gli arresti domiciliari di Anna e poi l'isolamento da Covid-19 come sono stati vissuti? "Certo, il mondo in lockdown sembra quasi una promozione anche troppo invasiva per questo film - scherza l'attrice - . Ho fatto tantissimo sport e poi bisogna gestire la noia, ma la cosa più importante che ho imparato in questo periodo è che alla fine, al di là della vita ordinaria, sono poche le persone che contano davvero".

Il cinema? "Può essere anche qualcosa che capita come è successo a Lucia Bosè che inizialmente faceva la cassiera - dice -, ma una cosa è certa: approdare per caso o arrivarci attraverso lo studio non è affatto proporzionale ai risultati". Il futuro della sala? "Va detto che prima del lockdown il divano era già in competizione con la sala. Amo andare al cinema e mi manca molto vedere un film in sala, ma mi piace anche fare la stessa cosa sul divano di casa mia. Chissà ora che succederà, so che si parla di arene e drive-in, staremo a vedere".

La paura di perdere la sua amata Anna da parte di Renato? "Tutti abbiamo paura di perdere qualcosa di importante, non siamo eterni - dice l'attrice -. Se ti metti in gioco questo accade sempre, insomma è una paura che tutti hanno sperimentato".

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