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Tony Driver, antieroe tra Usa e Italia

Tony Driver, antieroe tra Usa e Italia

Al Lido per la Sic la docu biopic di Ascanio Petrini

14 agosto 2019, 20:31

Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   - Pasquale Donatone, in arte Tony Driver, protagonista assoluto di questo film omonimo di Ascanio Petrini, girato tra Stati Uniti, Messico e Puglia, ha la faccia popolare di chi alla fine non ci sta e si ribella. Un miscuglio perfetto, il suo, di ingenuità e di ostinazione che lo rende alla fine un loser simpatico pieno di buon cuore e sempre pronto al vaffa verso i potenti (su tutti Donald Trump). Questo, in estrema sintesi, il protagonista di 'Tony Driver', proposto dalla Settimana Internazionale della Critica al Festival di Venezia, che mette in campo la biopic di questo antieroe destinato inevitabilmente a suscitare simpatia. Ma chi è davvero Tony Driver? All'anagrafe Pasquale Donatone, nato a Bari a metà degli anni Sessanta, a nove anni vola oltreoceano con la famiglia e cresce da vero americano tanto che un giorno decide di cambiare nome e farsi chiamare Tony. Per oltre quarant'anni non torna mai in Italia, fino a quando, ormai tassista di professione a Yuma, un blitz anti-immigrazione alla frontiera con il Messico lo costringe a scegliere: la galera in Arizona o la deportazione in Italia per dieci anni. Tony, responsabile di aver trasportato alcuni clandestini messicani sul suo taxi, decide così di essere estradato ma, rientrato in Puglia, si ritrova a vivere, come un eremita, in una grotta a Polignano a Mare. Per quanto aiutato dalla vicina comunità, Tony resta di fatto un emarginato e guarda ormai all'Italia, da americano, come un piccolo Paese immobile, senza opportunità e senza sogni. "In lui e nella sua storia - racconta il regista nelle sue note - ho trovato un nuovo personaggio capace di muoversi tra il Trevis Bickle di Taxi Driver e Willy il Coyote di Road Runner: un antieroe destinato a perdere, ma anche a provarci. Quando ci siamo incontrati - continua Petrini - Tony viveva in una grotta sul mar Mediterraneo, nel completo rifiuto di ogni cosa, come 'se la sua astronave fosse precipitata su un altro pianeta e lui fosse bloccato li', tra rocce e acqua. Ho cominciato a filmarlo per conto mio ma presto mi sono reso conto che i paesaggi profondamente contraddittori della sua storia meritavano una restituzione visiva: doveva essere ambientata qui in Italia ma anche lì, in America". "Il film - spiegano invece i selezionatori della Settimana Internazionale della Critica - è l'epopea al contrario di un anti italiano che potrebbe essere una sceneggiatura dimenticata di Age e Scarpelli, un film mai fatto di Dino Risi o Ettore Scola. Una commedia all'italiana decostruita, amara e impossibile, un film fuori norma, impossibile da classificare sull'assoluta inutilità delle frontiere".

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