I Musei Civici d'Arte Antica di
Bologna, in collaborazione con il Museo Thyssen-Bornemisza di
Madrid, espongono al Museo Davia Bargellini dal 16 febbraio al 7
aprile il 'Ritratto della contessa Maria Benedetta di San
Martino' di Pompeo Batoni (1708-1787), un'opportunità curata da
Mark Gregory d'Apuzzo e Ilaria Negretti.
Per la prima volta il capoluogo emiliano - nell'ambito della
rassegna 'Ospiti', che dal '96 prevede lo scambio di opere tra
istituzioni museali in occasione di prestiti per esposizioni
temporanee - presenta un'opera del pittore che nella Roma del
Settecento riuscì ad ottenere fama e successo, venendo ammirato
anche dal giovane Antonio Canova per il "disegnare tenero,
grandioso", e per il saper comporre in "belle forme".
Lucchese d'origine, ma romano d'adozione, Batoni giunge nella
capitale nel 1727, dove frequenta la scuola di Sebastiano Conca,
e lo studio di Agostino Masucci e di Francesco Ferdinandi, detto
l'Imperiali. Oltre a disegnare dall'antico, si addestra ai
"buoni precetti" seguiti dai grandi maestri: fondandosi sullo
studio del "vero" e sulla selezione degli aspetti migliori
presenti in natura, giunge ad un ideale di bellezza armonica,
spontanea, amabile, molto apprezzata da una committenza imbevuta
della sensibilità estetica dell'Accademia letteraria d'Arcadia.
Alla produzione di soggetto storico, sia mitologico che
sacro, Pompeo Batoni affianca un'ampia attività di ritrattista,
incontrando i gusti di una raffinata clientela internazionale,
spesso giovani aristocratici del Nord Europa, in soggiorno a
Roma durante il Grand Tour. Anche nella più convenzionale
ritrattistica ufficiale Batoni raggiunge risultati sofisticati
per qualità esecutiva e accostamenti cromatici: ne è esempio il
ritratto della contessa Maria Benedetta di San Martino, datato
1785, che appartiene alla tarda produzione del pittore.
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