Alla Biennale di Venezia con The
Fountain of Exhaustion. Acqua Alta, un'installazione di forma
piramidale con 78 imbuti di bronzo disposti su 12 piani. Ma
anche a Dolianova, nel sud Sardegna, al museo Dart nel progetto
di ricerca firmato Casa Falconieri.
Pavlo Makov, artista che rappresenta l'Ucraina a Venezia, è
atteso stasera nell'ex torre dell'acqua a Dolianova per
dialogare con artisti e visitatori. Makov, che ha dovuto
abbandonare l'Ucraina e che si definisce "in viaggio ma non in
fuga" è ospite di Casa Falconieri all'interno del progetto di
ricerca "On paper IX-Amor(e)lyubov. È un fatto unico e raro -
spiegano gli organizzatori - mai nessun artista presente alla
Biennale di Venezia è stato presente in Sardegna.
Makov ha regalato a Casa Falconieri proprio uno degli imbuti
esposti in Laguna. "Il futuro è molto complicato - ha detto
l'artista ucraino - tornerò presto nel mio Paese sperando che la
situazione nel frattempo migliori. Impossibile fare grandi
progetti, sono sconcertato dalla situazione da quattro mesi a
questa parte. L'arte può essere un'arma perché ci aiuta nei
momenti drammatici della vita come questi. Un discorso che vale
anche per la musica e la letteratura". Esposizione alla Biennale
di Venezia "decapitata" dalla guerra. "In realtà - ha detto
Makov - il progetto era più ampio e complesso, ma molti pezzi
sono rimasti a Kiev".
Artista visivo di fama mondiale, è membro della Royal Society
of Painters and Graphic Artists of Great Britain, membro
corrispondente della National Academy of Arts of Ukraine e
vincitore del Premio Nazionale Taras Shevchenko dell'Ucraina.
"L'arte - ha spiegato - ci aiuta a sopportare quello che succede
e questo vale anche in una situazione come questa. La situazione
cambia in ogni momento". I bisogni dell'Ucraina? "La cultura può
aiutare, anche con aste di beneficenza. Una mia opera è stata
venduta da poco proprio per aiutare l'Ucraina. Ma in questo
momento la priorità è quella delle armi".
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