"Che grande emozione rivedere
aperta alla città la Chiesa dei marinai". E' la frase
pronunciata da uno dei tanti napoletani accorsi a festeggiare la
rinascita di uno dei grandi gioielli cinquecenteschi del
patrimonio culturale partenopeo, la Chiesa di Santa Maria di
Portosalvo. Per molti è la Chiesa spartitraffico di Via Marina,
per altri è la Chiesa di Largo del Mandracchio, per tutti è la
Chiesa dei marinai napoletani, fondata, secondo la leggenda,
proprio da un marinaio, Bernardino Belladonna, miracolosamente
scampato a un nubifragio. Era il 1554 quando, in omaggio alla
Madonna di Portosalvo, un gruppo di marinai e armatori fondò,
fuori le mura, oltre Porta di Massa, nel Largo del Mandracchio,
lungo l'attuale via Marina, una congrega con annessa cappella. E
grazie alle elemosine di marinai e naviganti nacque la chiesa:
al suo interno, a navata unica, è decorata con splendidi marmi e
si pregia di un soffitto cassettonato, decorato in oro, nel
quale oggi, dopo il restauro, è tornata a risplendere la gloria
della Vergine di Battistello Caracciolo.
"I napoletani, nei secoli, sono noti come marinai, emigranti
e commercianti sulle vie del mare Mediterraneo e, nel tornare a
casa vedevano sulla costa il profilo della Chiesa di Portosalvo
il cui nome già testimoniava l'emozione che riempiva loro il
cuore: era la Congregazione da loro voluta e fondata che gli
veniva incontro e verso cui essi tornavano commossi, di ritorno
da navigazioni spesso perigliose in paesi lontani. Oggi il
restauro della Chiesa di Portosalvo può rappresentare un simbolo
di un porto sicuro e protetto dalla devozione di cui la città di
Napoli, l'Italia, l'Europa e il mondo intero hanno un gran
bisogno in questo delicato momento storico". Così padre
Salvatore Fratellanza, presidente del Comitato di Gestione delle
Arciconfraternite Commissariate della Diocesi di Napoli. Un
lungo lavoro iniziato nel 2014 quando, dopo tanti progetti mai
conclusi, è stato prima il Commissariato Arcivescovile, guidato
dall'avvocato Noro, e poi il Comitato di gestione delle
Arciconfraternite a scendere in campo per il restauro della
Chiesa gravemente danneggiata dal terremoto del 1980 e da allora
mai stabilmente riaperta.
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