C'è un anfiteatro a Roma, il secondo
dopo il Colosseo, sconosciuto alla maggior parte dei romani
stessi. È l'anfiteatro castrense o variano, nascosto dal
cancello ideato da Jannis Kounellis nel 2007, accanto alla
Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a sua volta edificata
sulle vestigia del palazzo imperiale romano del Sessorio. A
"svelarlo" è il nuovo incontro con Cosa Fai Oggi, l'appuntamento
mensile organizzato dai volontari del Fai Delegazione di Roma
alla scoperta dei tesori segreti della città, che sabato 6/11
aprirà eccezionalmente sia l'anfiteatro castrense sia alcuni
gioielli della Basilica come l'appena restaurata cappella di
Sant'Elena (prima visita alle 9.30, ultima alle 16.20).
Per comprendere le origini del palazzo imperiale e del suo
anfiteatro bisogna risalire al Palatium Sessorium, il grande
complesso di tarda età severiana, che l'imperatore Eliogabalo
fece erigere intorno al 220 d.C. come sua residenza ai piedi
dell'Esquilino. Il palazzo fu poi scelto dall'imperatrice Elena,
madre di Costantino, come propria abitazione. Di ritorno dal
viaggio che nel 326 d.C. l'ormai ottuagenaria imperatrice compì
in Terrasanta, culminato con il ritrovamento della vera Croce ed
altre reliquie della Passione di Cristo, Elena stessa volle
all'interno del palazzo una cappella per conservare e venerare i
suoi ritrovamenti. Nel corso dei secoli, la volta a crociera fu
arricchita con una decorazione attribuita a Baldassarre Peruzzi,
uno dei pochi esempi di mosaico rinascimentale a Roma. E proprio
sulle vestigia del palazzo severiano, venne edificata la
basilica di S. Croce in Gerusalemme. Nel 1561, con il cardinale
Carlo Borromeo, subentrarono i monaci Cistercensi di Lombardia e
lo spazio dell'arena dell'anfiteatro divenne orto, ripristinato
nuovamente con le sue colture originali nel 2004 su progetto
dell'architetto Paolo Pejrone. Info
www.faiprenotazioni.fondoambiente.it
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