Tornare a incontrarsi e a godere
della bellezza troppo a lungo negata, ma anche curare le opere,
restituendole alla collettività "guarite" dagli effetti del
tempo, superare i muri psicologici e fisici senza temere di
perdere la propria identità. Prende il via sotto questi auspici
la XXVIII Biennale del Muro Dipinto di Dozza, organizzata dalla
Fondazione Dozza Città d'Arte e dal Comune di Dozza (Bologna) e
in programma dal 13 al 19 settembre nel borgo medievale sulle
colline imolesi e, per la prima volta nella storia della
manifestazione, nel vicino borgo di Castel Guelfo. Al centro il
tema del restauro, delle radici della manifestazione e
dell'apertura al territorio.
Già noto il sottotitolo della manifestazione: "Anda e
rianda", da un'idea di Giuliano Bettinzolli, designer, docente e
art director che impreziosì Dozza nell'edizione 1962 e che torna
nel borgo come membro della Commissione che selezionerà gli
artisti. "Occorre avere il coraggio - dice Bettinzolli - di
'uscire dalle mura', anche metaforicamente, rompere i confini
che ci permettono di sopravvivere impedendoci di vivere. Curare
l'esistente è certamente importante ma non basta: c'è bisogno di
coraggio, di scoperta, di rilancio. E Dozza deve e può guardare,
oggi e in futuro, in questa direzione sfidando le mura dentro
cui l'arte rischia di essere rinchiusa".
"Quella del 2021 sarà un'edizione articolata, aperta a novità
importanti - anticipa lo storico dell'arte Claudio Spadoni - e
abbraccerà una visione molto allargata di Dozza. Vedo comporsi
uno sguardo d'insieme che accoglie anche una prospettiva
urbanistica: gli artisti interverranno non solo sui canonici
spazi che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nel tempo,
ma opereranno anche su strutture architettoniche del borgo. Il
'muro' rimarrà centrale, ma si inserirà in un disegno più ampio
dando vita a una vasta possibilità di interventi che uniscono la
pittura e l'intervento urbano".
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